Le persone infette potrebbero avere più varianti di Covid nascoste in diverse parti del corpo

Il nuovo studio pubblicato nella rivista Nature Communications da un team di ricerca internazionale, ha evidenziato che le persone che soffrono di Covid-19 potrebbero avere diverse varianti di SARS-CoV-2 nascoste dal sistema immunitario in diverse parti del corpo. Gli autori dello studio affermano che ciò potrebbe rendere molto difficile la completa eliminazione del virus dal corpo di una persona infetta, mediante i propri anticorpi o mediante trattamenti anticorpali terapeutici.
Il Covid-19 continua a spazzare il mondo causando ricoveri e morti, danneggiando comunità ed economie in tutto il mondo. Le successive varianti di preoccupazione (VoC), hanno sostituito il virus originale di Wuhan, sfuggendo sempre più alla protezione immunitaria offerta dalla vaccinazione o dai trattamenti con anticorpi.
La nuova ricerca, comprendente due studi pubblicati in parallelo nella rivista Nature Communications, il team internazionale guidato dal professor Imre Berger dell’Università di Bristol e dal professor Joachim Spatz del Max Planck Institute for Medical Research di Heidelberg, entrambi direttori del Max Planck Bristol Center of Minimal Biology, mostrano come il virus può evolvere distintamente in diversi tipi cellulari e adattare la sua immunità nello stesso ospite infetto.
Il team di ricerca ha cercato di studiare la funzione di una tasca di legame su misura nella proteina spike SARS-CoV-2 nel ciclo di infezione del virus. La tasca, scoperta dal team di Bristol in una precedente ricerca, ha svolto un ruolo essenziale nell’infettività virale.
Imre Berger ha detto:
«Una serie incessante di varianti ha ormai completamente sostituito il virus originale, con Omicron e Omicron 2 che dominano in tutto il mondo. Abbiamo analizzato una prima variante scoperta a Bristol, BrisDelta. Aveva cambiato forma rispetto al virus originario, ma la tasca che avevamo scoperto era lì, inalterata».
BrisDelta curiosamente si presenta come una piccola sottopopolazione nei campioni prelevati dai pazienti, ma sembra infettare alcuni tipi cellulari meglio del virus che ha dominato la prima ondata di infezioni.
Kapil Gupta, autore principale dello studio BrisDelta, spiega:
«I nostri risultati hanno mostrato che si possono avere diverse varianti di virus nel proprio corpo, alcune di queste varianti possono utilizzare le reni o le cellule della milza come nicchia per nascondersi, mentre il corpo è impegnato a difendersi dal tipo di virus dominante. Ciò per i pazienti infetti, potrebbe rendere difficile sbarazzarsi completamente di SARS-CoV-2».
Il team di ricerca ha applicato tecniche di biologia sintetica all’avanguardia, imaging all’avanguardia e cloud computing per decifrare i meccanismi virali al lavoro. Gli scienziati per comprendere la funzione della tasca, nella provetta hanno costruito virioni SARS-CoV-2 sintetici, imitano il virus ma hanno il grande vantaggio di essere sicuri, poiché non si moltiplicano nelle cellule umane. Utilizzando questi virioni artificiali, sono stati in grado di studiare l’esatto meccanismo della tasca nell’infezione virale. Hanno dimostrato che dopo il legame di un acido grasso, la proteina spike che decorava i virioni cambiava la loro forma, questo meccanismo di cambio di “forma” nasconde efficacemente il virus dal sistema immunitario.
Oskar Staufer, autore principale di questo studio e membro congiunto del Max Planck Institute di Heidelberg e del Max Planck Center di Bristol, ha spiegato:
«Abbassando la proteina spike dopo il legame degli acidi grassi infiammatori, il virus diventa meno visibile al sistema immunitario, potrebbe essere un meccanismo per evitare il rilevamento da parte dell’ospite e una forte risposta immunitaria per un periodo di tempo più lungo e aumentare l’efficienza totale dell’infezione».
Imre Berger ha aggiunto:
«Sembra che questa tasca, costruita appositamente per riconoscere questi acidi grassi, dia a SARS-CoV-2 un vantaggio all’interno del corpo delle persone infette, permettendogli di moltiplicarsi così velocemente. Ciò potrebbe spiegare perché è presente, in tutte le varianti, compreso l’Omicron. È interessante notare che la stessa caratteristica ci offre anche un’opportunità unica per sconfiggere il virus, proprio perché è così conservato, con una molecola antivirale su misura che blocca la tasca».
Halo Therapeutics, nuova società indipendente dell’Università di Bristol fondata dagli autori, persegue esattamente questo metodo per sviluppare antivirali pan-coronavirus che legano le tasche.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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