Le elezioni italiane 2013, fondamentali per il futuro della Lega Nord e le regioni del Nord Italia

La sfida della Lega Nord (Lega Nord – LN) nelle prossime elezioni italiane cade in un momento cruciale della sua storia. Dopo la partecipazione del partito nel terzo governo guidato da Silvio Berlusconi (2008-2011), e la sua opposizione al governo tecnocratico di Mario Monti, la LN ha rinnovato il suo accordo con il centro-destra. L’alleanza politica del partito con il Popolo della Libertà (Popolo della Libertà – PDL), il partito di centro-destra guidato (o forse è meglio dire ‘di proprietà‘) da Berlusconi, potrebbe rappresentare un abbraccio mortale.
Le elezioni del 2013 saranno un test decisivo per la sopravvivenza della LN. Secondo i sondaggi più recenti, è molto improbabile che la LN – insieme a Berlusconivincerà le elezioni, bisogna vedere principalmente che tipo di prestazioni le camicie verdi sarà in grado di realizzare. Inoltre insieme alle elezioni politiche, ci saranno anche le elezioni regionali in Lombardia, un’area che è stata storicamente roccaforte elettorale della LN. L’esito in Lombardia sarà determinante per il risultato delle elezioni generali e il destino della LN. La legge elettorale italiana approvata nel 2005, stabilisce che i seggi del Senato italiano sono attribuiti su base regionale, di conseguenza ci potrebbero essere diverse maggioranze parlamentari al Senato e alla Camera dei Deputati (dove i posti sono assegnati a livello nazionale). La vittoria in Lombardia consentirebbe alla LN e il centro-destra, di svolgere un ruolo importante nel prossimo parlamento (vedi Figura 1: percentuale della votazione prestazioni elettorale leghista periodo 1987-2010).

Sfide per la Lega Nord
In termini di organizzazione interna del partito e la leadership, i risultati delle elezioni in Lombardia avranno un ruolo efficace nel determinare se Roberto Maroni, candidato governatore della LN nella regione, riuscirà a mantenere la sua posizione di segretario del partito. Umberto Bossi fondatore della Lega Nord, ha esplicitamente dichiarato che Maroni può perdere la sua posizione nel caso venisse meno nel suo tentativo di diventare governatore della Lombardia.
Il partito deve affrontare una serie di sfide a causa di diversi cambiamenti drammatici e profondi che si sono verificati nel corso degli ultimi tre anni. In primo luogo, come illustrato nella figura 1, la tendenza elettorale della LN dal 2008 è stata estremamente positiva e il partito ha esteso la sua influenza anche nelle regioni meridionali, dove era storicamente meno consolidata. Tuttavia, dopo le elezioni regionali del 2010 – in cui hanno ottenuto il risultato straordinario di ricevere il 13 per cento dei voti – la direzione nazionale del partito ha subìto un crollo spettacolare.
Tra il 2010 e il 2012 la lotta interna fra diverse fazioni è culminata con la sostituzione di Bossi, sempre presente come segretario del partito. Il processo di transizione è stato possibile solo per le vicende giudiziarie che hanno coinvolto la famiglia Bossi, in particolare quelle del figlio Renzo, e del tesoriere del partito che è stato indagato per uso personale del finanziamento pubblico.
Eventi politici e giudiziari hanno coinvolto il cosiddetto “cerchio magico” quello formato dai politici vicini alla leadership di Bossi, determinando un impatto significativo sull’organizzazione interna della Lega Nord. Hanno accelerato all’interno del partito, il passaggio  di potere tra la leadership di Bossi a quella degli alleati con Maroni.
Il cambiamento del partito è diventato chiaramente visibile non solo sulle questioni politiche ma anche rispetto alla politica, soprattutto in termini di un notevole spostamento lungo l’asse “destra-sinistra”. Gli elettori della LN, accanto ai loro attivisti e politici, in questi ultimi anni hanno radicalizzato il loro passaggio da una posizione intermedia “centrista”, fino a occupare l’estrema destra. I dati provenienti da indagini nazionali ed europee forniscono un sostegno ideologico supplementare per questo movimento sulle posizioni che riguardano l’immigrazione, la democrazia, i diritti civili, l’integrazione europea, e della politica. In via definitiva indicano che gli elettori della LN si sono spostati più a destra, come mostrato nella figura 2.

Le elezioni 2013 della Lega Nord
Le prospettive politiche ed elettorali del partito sono complesse e impegnative. La nuova leadership ha portato cambiamenti significativi in termini di candidature e politiche di reclutamento del personale, ma tutto questo potrebbe non bastare per raggiungere il successo elettorale.
L’alleanza con Berlusconi e la presenza di un altro concorrente “populista”  come Beppe Grillo il leader del Movimento 5 Stelle (M5S – Movimento 5 Stelle), rappresentano le due maggiori sfide per la Lega Nord. Il nuovo slogan “Prima il Nord!” coniato da Roberto Maroni, rappresenta chiaramente un tentativo di andare oltre il periodo della leadership di Bossi, soprattutto quando il partito (ma non esclusivamente) ha focalizzato l’interesse sull’identità delle regioni settentrionali (la cosiddetta Padania) e sul relativo progetto d’indipendenza.
Il programma di Maroni nel sistema economico italiano, è in gran parte fondato sul tentativo di sottolineare il ruolo cruciale delle regioni del Nord e di rappresentare l’interesse dei cittadini di quelle zone.
Insieme a questa campagna parzialmente innovativa che pone l’accento sulla crisi economica, la disoccupazione e il problema delle piccole imprese, la strategia di Maroni intende sostituire il vecchio cliché del razzismo della LN con la difesa dell’identità nazionale. Il video ufficiale della campagna elettorale 2013 (vedi video) offre un attacco implicito contro l‘Italia meridionale (le persone del Nord si svegliano prima …) e gli immigrati (nelle regioni settentrionali il sistema sanitario si prende cura di tutti … anche degli immigrati).
Se Maroni è eletto come governatore della Lombardia, il partito avrebbe raggiunto il suo obiettivo di controllare le tre regioni più importanti del Nord Italia (Lombardia, Piemonte, e Veneto): un obiettivo a lungo termine della Lega Nord, un incubo per gli altri partiti e per la diplomazia europea.
La proposta della LN per le regioni del Nord di mantenere il 75 per cento del gettito fiscale, in sostanza rappresenta un atto di ‘soft secessionismo‘, anche se Maroni e la leadership del partito si presentano come partito paneuropeo che dovrebbe contenere solo le regioni nel Nord Italia.

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