La procreazione umana minacciata dalle sostanze chimiche che alterano gli ormoni

Shanna H. Swan scienziata pluripremiata tra i principali epidemiologi ambientali e riproduttivi del mondo, professoressa di medicina ambientale e salute pubblica presso Icahn School of Medicine del Mount Sinai a New York City, nel suo lavoro esamina l’impatto delle esposizioni ambientali, comprese sostanze chimiche come ftalati e bisfenolo A, sulla salute riproduttiva maschile e femminile e sul neurosviluppo dei bambini. Ha detto:
«Entro il 2045 la maggior parte degli uomini potrebbe non essere più in grado di riprodursi a causa dell’impatto delle sostanze chimiche che alterano gli ormoni. Lo stato attuale delle questioni riproduttive non può continuare a lungo senza minacciare la sopravvivenza umana. Ciò aggiunge un altro pericolo alla lista delle potenziali calamità umane, ma la consapevolezza della nostra incombente fine riproduttiva non è ancora diffusa, in termini di consapevolezza siamo circa 40 anni indietro rispetto al riscaldamento globale».

Count Down
Shanna H. Swan quattro anni fa ha fatto notizia a livello internazionale di un’incombente azoospermia (in gergo “spermageddon”) dopo aver affermato che da un suo calcolo nel periodo 1973 – 2011 il numero di spermatozoi dell’uomo medio nei paesi occidentali era diminuito del 59%. Ora nel suo libro “Count Down” scritto con Stacey Colino, giornalista scientifica e sanitaria, pubblicato il 23 febbraio 2021, dipinge un’immagine ancora più cupa, ha evidenziato che le attuali proiezioni indicano che il numero di spermatozoi dell’uomo medio dovrebbe raggiungere lo zero nel 2045. Ciò significa che la metà di tutti gli uomini avrebbe zero spermatozoi vitali e il resto sarebbe molto vicino allo zero.
Shanna H. Swan ha detto che il motivo potrebbe essere la crescente esposizione a sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino che si trovano in qualsiasi cosa, dalla plastica, all’elettronica, agli imballaggi alimentari, ai pesticidi, ai prodotti per la cura personale e ai cosmetici, e come tali sono nei corpi di quasi tutti sul pianeta.
Prodotti chimici come il bisfenolo A e i ftalati interferiscono con la normale funzione ormonale, inclusi il testosterone e gli estrogeni, anche a piccole dosi, rappresentano un pericolo particolare per i bambini non ancora nati i cui corpi sono ancora in via di sviluppo.
Shanna H. Swan ha avvertito che mentre altri fattori come la contraccezione, i cambiamenti culturali, l’obesità e il fumo possono essere fattori che contribuiscono, gli indicatori suggeriscono che ci sono anche ragioni biologiche, inclusi studi che hanno scoperto che i neonati stanno sviluppando più anomalie genitali e che i livelli di testosterone sono in calo all’1% all’anno dal 1982.
È emerso che anche le prospettive per le donne non sono buone. Il tasso di aborto spontaneo è aumentato dell’1% all’anno negli ultimi due decenni e più ragazze stanno vivendo la pubertà precoce; continuando queste tendenze, la fecondazione in vitro e altre tecnologie riproduttive artificiali potrebbero diventare ampiamente necessarie per concepire i bambini.
Shanna H. Swan con il suo team nel 2005 è stata la prima a dimostrare la cosiddetta sindrome da ftalati negli esseri umani, mostrando che i bambini esposti a quattro diversi ftalati alla fine del primo trimestre nel grembo materno avevano una minore distanza tra l’ano e l’inizio dei genitali (perineo), uno dei migliori indicatori del potenziale riproduttivo più tardi nella vita.

Evitare l’estinzione
Sfortunatamente, non esiste una soluzione rapida. Shanna H. Swan consiglia di eliminare le sostanze chimiche nocive dalle nostre case abbandonando gli alimenti trasformati, scegliendo prodotti per la cura personale privi di ftalati e sostituendo i contenitori di plastica per alimenti con quelli di vetro.
La necessità è avere sostanze chimiche diverse nei prodotti che acquistiamo, ma questo è un lavoro del governo e dell’industria chimica. L’Unione Europea su questo punto ha il vantaggio sugli Stati Uniti, il suo sistema di regolamentazione REACH impone all’industria l’onere di dimostrare che le sostanze chimiche prima che possano essere immesse sul mercato non sono dannose per la salute umana e l’ambiente.
Shanna H. Swan ha detto:
«Negli Stati Uniti siamo ancora nell’età oscura dell’emissione di sostanze chimiche esponendo le persone e vedendo se causano danni. Sono un po’ ottimista sul fatto che possiamo ribaltare la situazione e impedire che il calo della fertilità e del numero di spermatozoi raggiunga lo zero. Il motivo è un topo, uno studio del 2017 ha rilevato che se un roditore è esposto a una sostanza chimica estrogenica poco dopo la nascita ma non ha mai più contatto con la sostanza, il numero di spermatozoi è stato completamente ripristinato in tre generazioni. Ovviamente tre generazioni negli esseri umani è un tempo piuttosto lungo, quindi dobbiamo davvero darci da fare».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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