La leggenda vivente dei Lamafa, pescatori indonesiani, uccidono le balene a mani nude

Per i pescatori di Lamalera, un remoto villaggio che si trova sull’isola di Lembata nell’arcipelago indonesiano, il modo di vivere, da centinaia di anni a questa parte, non è mai cambiato, continuano la caccia alle balene e le uccidono a “mani nude”.
Il Lamafa (capitano della barca) secondo tradizione è l’uomo guida dei balenieri, li condurrà in mare aperto, sarà lui il primo a colpire la balena. Il Lamafa, durante la stagione della caccia alla balena, si purificherà: per sei mesi non farà sesso, non chiuderà occhio durante le azioni di caccia […].
Carolus Keraf, 35 anni, baleniere, ha imparato tutto da suo padre. Ha due figlie, desidera un maschio per farlo diventare baleniere.
E’ lui a raccontare la storia della leggenda dei Lamafa.
«I balenieri di Lamalera, per colpire i cetacei, utilizzano lunghissime canne di bambù con la punta d’acciaio tagliente, con spettacolari salti dalle barche , rischiando la propria vita, si catapultano sul dorso delle balene per perforarle nelle loro zone deboli, i genitali e le pinne. Dopo averle trafitte, lasciano sul loro corpo l’asta di bambù per dar modo agli assistenti di legare una corda. Altri balenieri le finiscono con il lancio delle aste di bambù con le punte d’acciaio.
L’ultima volta abbiamo impiegato mezza giornata per uccidere una balena. Le battute di caccia, non sempre si concludono velocemente, accade che uccidiamo subito la balena ma impieghiamo due – tre giorni per tornare a riva, perché la balena ha trascinato lontano la nostra barca.
La balena morta è divisa in tre parti:
la testa è per gli abitanti del villaggio, considerati i proprietari del mare;
le pinne appartengono ai balenieri;
il corpo è per il proprietario della barca».
La barca è posseduta da una piccola tribù del villaggio, una popolazione di circa 2.000 persone, 800 famiglie, divise in 14 piccole tribù.
La carne della balena è utilizzata per il consumo e per barattarla con i cereali, le verdure e le sigarette portate dagli abitanti che vivono nella zona montana dell’isola.
Abel Beding, capo tribù del villaggio spiega che una regola vieta di uccidere le balene blu:
«
La leggenda racconta che una balena blu salvò i nostri antenati dall’affondamento in mare. La gente rifiuta di mangiare e commercializzare la carne della balena blu, per questo non la uccidiamo, quando accade, mischiamo la carne della balena blu, con la carne d’altre balene, così, quelli, la mangiano, senza sapere di aver mangiato la carne della balena blu».
La popolazione, prima dell’inizio della stagione annuale della caccia alla balena, partecipa in spiaggia, davanti alla cappella di San Pietro (il santo preferito, perché pescatore anche lui), a rituali religiosi per la benedizione dei balenieri.
Il primo rituale è un requiem, si svolge la sera per ricordare le anime dei balenieri morti in incidenti di caccia. La seconda cerimonia continua il mattino successivo, con un sermone, letture gospel e donazioni per la Chiesa.
Il prete, a conclusione della cerimonia, spruzza l’acqua santa per benedire le lunghissime canne di  bambù, le barche ed il mare.

Le spettacolari immagini dei Lamafa in azione, vedi foto qui, qui, qui, qui
Liberamente tradotto da Shopindo

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4 thoughts on “La leggenda vivente dei Lamafa, pescatori indonesiani, uccidono le balene a mani nude

  1. Immagini spettacolari, e un’atmosfera da “Il vecchio e il mare”. Bellissimo, Virtual. Veramente eccezionale.

    Un sorriso Lamafa

    Mister X di Comicomix

  2. Miti pagani e San Pietro, sacro e profano, carne di balena in cambio di sigarette…

    Che strana contaminazione tra tradizione e modernita’.

  3. Bah, per loro sarà una questione di sopravvivenza, ma più passa il tempo e più divento vegetariana…

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