La coscienza nascosta rilevata con l’EEG predice il recupero dei pazienti che non rispondono

Il nuovo studio ha rilevato che i segni di coscienza nascosta – lievi onde cerebrali rilevabili con l’EEG – sono il più forte predittore di un eventuale recupero di pazienti con lesioni cerebrali che altrimenti appaiono completamente non coscienti. I risultati suggeriscono che l’analisi delle onde cerebrali ha il potenziale per cambiare completamente il modo in cui vengono gestiti i pazienti non responsivi con danno cerebrale acuto.
Jan Claassen professore associato di neurologia presso la Columbia University, responsabile dello studio pubblicato nella rivista The Lancet Neurology, ha affermato:
«Una delle sfide più difficili nell’assistenza in terapia intensiva è determinare se è probabile che un paziente con una lesione cerebrale che non risponde si riprenda, e identificare quelli che potrebbero trarre maggior beneficio dalla riabilitazione».
Le valutazioni standard nei reparti ospedalieri non sempre predicono i risultati clinici. I medici nell’unità di terapia intensiva, regolarmente valutano la prognosi dei pazienti con lesioni cerebrali chiedendo loro di rispondere a un semplice comando verbale, come “muovi la mano” o “tira fuori la lingua”. Chi non risponde a questi comandi viene considerato incosciente, in assenza di altre spiegazioni per questa mancata risposta, le lesioni possono essere considerate così gravi che è improbabile che i pazienti riprendano conoscenza.
Jan Claassen ha aggiunto:
«Ma in alcuni rari casi, i pazienti che non rispondono alla fine riprendono conoscenza e molti mesi dopo possono fare progressi significativi verso il recupero di molte funzioni quotidiane. Il problema è che non abbiamo un metodo affidabile per prevedere chi sono quei pazienti».
Jan Claassen e colleghi in uno studio precedente hanno scoperto che mentre molti pazienti con lesioni cerebrali non possono rispondere fisicamente ai comandi verbali, alcuni di loro generano attività di onde cerebrali in risposta a tali comandi, suggerendo che hanno un certo livello di coscienza.
Jan Claassen ha detto:
«Abbiamo scoperto che la coscienza nascosta è un predittore indipendente di guarigione, più forte di qualsiasi altro fattore stabilito che abbiamo esaminato, inclusa l’età del paziente, il punteggio iniziale della Glasgow Coma Scale (una misura standard dell’entità del danno neurologico) o la causa della lesione cerebrale. La dissociazione cognitivo-motoria in futuro potrebbe essere un altro fattore da considerare quando si valuta la prognosi di un paziente».
Attualmente, solo pochi centri selezionati utilizzano l’EEG per studiare la coscienza nascosta, per cercarla è necessaria una quantità significativa di esperienza biomedica. Il team di Jan Claassen sta lavorando per perfezionare il software di intelligenza artificiale in modo che l’EEG possa essere utilizzato in terapia intensiva ovunque per diagnosticare la coscienza nascosta.
I ricercatori stanno studiando i meccanismi alla base della coscienza nascosta per capire meglio perché un paziente che ha attività di onde cerebrali in risposta a diversi comandi motori e non è paralizzato non può agire fisicamente su questi comandi. Sono anche interessati a studiare come i gradi di coscienza segreta siano collegati ai risultati clinici.
La dissociazione cognitivo-motoria, o coscienza nascosta, può essere rilevata con un software di intelligenza artificiale personalizzato applicato a segnali EEG standard registrati mentre i pazienti ascoltano i comandi motori.
I ricercatori hanno detto che questo algoritmo di apprendimento automatico l’hanno reso disponibile gratuitamente con il loro studio precedente, ha rilevato che i pazienti con coscienza nascosta avevano maggiori probabilità di riprendersi, ma lo studio era troppo piccolo per determinare quanto l’EEG, insieme ad altri predittori noti, potesse essere utile nel predire gli esiti dei pazienti.
I ricercatori nel nuovo studio, che ha coinvolto un gruppo più ampio di pazienti, hanno chiesto se la presenza di coscienza nascosta può prevedere in modo affidabile quali pazienti avranno un recupero significativo nei successivi 12 mesi.
La coscienza nascosta su 193 pazienti è stata rilevata in 27 pazienti (14%); quelli con coscienza nascosta avevano tassi di recupero costantemente più elevati e più rapidi rispetto a quelli senza coscienza nascosta.
Il 41% dei pazienti con coscienza nascosta entro un anno ha recuperato completamente, rispetto al 10% dei pazienti senza coscienza nascosta. La maggior parte dei pazienti con coscienza nascosta ha iniziato a migliorare a tre mesi, mentre i pazienti senza coscienza nascosta che si sono ripresi hanno impiegato molto più tempo per mostrare segni di miglioramento.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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