Il Venezuela per frenare l’iperinflazione vuole eliminare gli zeri, è come cercare di fermare un treno con un muro di cartone

L’iperinflazione deriva dall’aver ignorato alcune regole economiche di base. E’ improbabile che la situazione in Venezuela cambi presto sotto il governo Maduro. I dati ufficiali sull’inflazione in Venezuela non esistono, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede che il tasso raggiunga circa il 1.000.000% entro la fine del 2018. Indipendentemente dalla precisione decimale, è chiaro che il Venezuela soffre d’iperinflazione.
L’inflazione è il fenomeno normale dell’aumento dei prezzi di tutti i beni e servizi, ad esempio in Colombia, il tasso d’inflazione è stato del 4,09% per il 2017. L’iperinflazione si ha quando gli aumenti dei prezzi superano un minimo del 50% in un mese e dura per un periodo di almeno un anno: alcuni analisti stimano prudentemente che in Venezuela l’inflazione giornaliera è del 2,8%, il che significa circa un aumento del 200% dei prezzi mensili.
L’iperinflazione significa che le banconote e le monete perdono rapidamente il loro potere d’acquisto: ad esempio, con un tasso d’inflazione giornaliero del 2,8% e supponendo che non aumenti ulteriormente, se vi fosse data una banconota da 100.000 euro, entro 30 giorni, potreste acquistare solo la metà di quello che potreste acquistare oggi; dopo 60 giorni,  scenderebbe al 25% di quello che si potrebbe acquistare oggi, e dopo 100 giorni, la moneta avrebbe il 10% del suo potere d’acquisto attuale. La banconota da 100.000 euro in 365 giorni avrebbe circa lo 0,02% del potere d’acquisto odierno – in altre parole praticamente zero, una situazione pazzesca.

Il Venezuela com’è arrivato a questo punto?
Non esiste un unico motivo, ma due motivi importanti. Uno è la scarsità di beni e servizi che spinge al rialzo i prezzi. Il secondo è la totale dipendenza dal governo della Banca centrale. Ciò ha comportato un’emissione eccessiva di banconote per finanziare la spesa pubblica (comprese le sovvenzioni), in questo modo ha stimolato l’inflazione, che è poi accelerata fino a raggiungere livelli storici. Ora, con il suo slancio, sta andando così in fretta che non è possibile stampare le banconote abbastanza veloci da stare al passo. C’è già una mancanza di banconote per pagare i pochi beni che si possono trovare sugli scaffali dei supermercati.

Idea per frenare l’iperinflazione
Il governo del presidente Nicolás Maduro nei giorni scorsi ha annunciato nuove misure per frenare l’iperinflazione, in data odierna (20 agosto), ha eliminato cinque zeri da tutti i prezzi, ed ha rimosso dalla circolazione le banconote correnti per far posto a una nuova moneta, il “bolivar sovrano” (in sostanza l’idea è come cercare di fermare un treno con un muro di cartone).
E’ impossibile in un mese adattare un’economia a un simile cambiamento. La logistica di distribuzione delle monete (supponendo che siano già state stampate) sul territorio è complicata, ad esempio in Colombia, dalla moneta nazionale (Peso Colombiano), è stata discussa la rimozione di tre zeri, mentre tutte le misure economiche hanno proposto periodi di transizione compresi tra uno e cinque anni.
E’ impensabile in Venezuela il tipo di cambiamento in un periodo così breve, soprattutto in un’economia che non funziona in modo efficiente, uno dei problemi più gravi rimane comunque irrisolto, ossia l’indipendenza della Banca centrale (in quanto emittente delle banconote) dal governo (che le spende).
Non vi è alcuna garanzia che la Banca non inizi a pompare emissioni di bolivar sovrani per finanziare la spesa pubblica, il che perpetuerebbe l’iperinflazione. Il sistema di ancoraggio economico adottato da alcuni paesi per frenare i processi inflazionistici è stato il ricorso al dollaro. L’uso del dollaro prosciugherebbe almeno questa fonte d’inflazione, mentre il governo affronta l’altro fronte, quello della riattivazione dell’apparato produttivo per rilanciare l’offerta di beni e servizi. E’ impensabile nell’attuale Venezuela per ovvie ragioni. L’iperinflazione purtroppo non scomparirà al più presto.

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