Il “sessismo botanico” potrebbe essere alla base delle allergie stagionali

Gli abitanti di Durham, nella Carolina del Nord, nell’aprile del 2019 hanno visto il cielo trasformarsi in una particolare ma familiare sfumatura di colore verde giallastra. Enormi nuvole di una sottile polvere gialla verde inghiottirono la città. Sembrava la fine del mondo. Kevin Lilley, vicedirettore dei servizi paesaggistici della città, ha detto:
«La tua auto era diventata improvvisamente gialla, il marciapiede era giallo, il tetto della tua casa era giallo. I residenti, a ragione, giustamente, l’hanno definita una “polline apocalisse»”.
Gli alberi maschili negli ultimi decenni sono uno dei motivi più significativi per cui le allergie sono diventate così dannose per gli abitanti delle città, sono indiscriminati, spargono i loro gameti in ogni direzione, non possono farci niente: è per questo che l’evoluzione li ha costruiti. Ciò va bene in natura, dove alberi femminili intrappolano il polline per fertilizzare i loro semi, ma la selvicoltura urbana è dominata da alberi maschili, quindi le città sono ricoperte di polline.
Tom Ogren, orticoltore e autore di Allergy-Free Gardening: The Revolutionary Guide to Healthy Landscaping (Giardinaggio senza allergie: la guida rivoluzionaria per un paesaggio sano), è stato il primo a definire sessismo botanicoil collegamento delle allergie esacerbate alla politica delle piantagioni urbane.

Sesso delle piante
Il sesso negli alberi esiste oltre il binomio maschile e femminile, alcuni, come alberi di cedro, gelso e frassino, sono dioici, significa che ogni pianta è distintamente femminile o maschile; altri, come querce, pini e fichi sono monoici, nel senso che hanno fiori maschili e femminili sulla stessa pianta. È facile identificare alberi o elementi femminili: sono quelli con semi, mentre piante come i noccioli e i meli, producono fiori “perfetti”, racchiudono elementi maschili e femminili in un singolo fiore.
Tom Ogren afferma che producono polline sia gli alberi monoici sia quelli maschili, ma questi ultimi sono principalmente responsabili dei nostri starnuti e lacrimazione, parla di questa misoginia botanica da oltre 30 anni. Ha spiegato che dopo aver acquistato una casa a San Luis Obispo con sua moglie, che soffre di allergie e asma, voleva sbarazzarsi di qualsiasi cosa sulla sua proprietà che potesse scatenare un attacco. Cominciò a esaminare il quartiere, pianta per pianta, alla fine notò qualcosa di insolito: tutti gli alberi erano maschi. Inizialmente pensò che questo modello potesse essere stato solo uno strano capriccio di una città, ma dopo aver studiato frequentemente piante paesaggistiche in altre città, ha notato la stessa cosa, erano profondamente maschi. Ha detto:
«Ho capito immediatamente che mentre rintracciavo l’origine di questa tendenza, stava succedendo qualcosa di strano, mi sono imbattuto nella prima traccia del sessismo nel paesaggio urbano, come riportato nell’Annuario dell’agricoltura del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Unitid (USDA) del 1949. Il libro consiglia: “Per le piantagioni di strada, per evitare il fastidio del seme dovrebbero essere selezionati solo alberi maschili“».
L’apparente sessismo della selvicoltura urbana sembra ricondursi alla nostra pigrizia per la rimozione dei rifiuti, USDA riporta che è probabile che le piccole spore allergeniche vengano spazzate via dal vento o dalla pioggia, rendendo la rimozione del polline un compito civico più facile da gestire rispetto, per esempio, ai frutti troppo maturi o baccelli di semi che dovrebbero essere rimossi da reali esseri umani.
La preferenza indicata dalla raccomandazione dell’USDA è un elemento della storia, ma da una prospettiva della vegetazione c’è qualcosa di più tragico: nella prima metà del 20° secolo, olmi lussureggianti, ermafroditi, non così allergenici torreggiavano su molte strade americane, ma negli anni ’60, un ceppo virulento della malattia dell’olmo olandese, una malattia fungina diffusa dallo scarabeo di corteccia, arrivò con un carico di tronchi provenienti dalla Gran Bretagna. Il fungo spazzò via alcuni degli alberi più longevi delle città americane e lasciò molte strade quasi completamente prive di verde o di ombra. Il New York Times riporta che nel 1989, circa il 75% dei 77 milioni di olmi del Nord America erano morti.
Urbanisti e i paesaggisti seguendo le linee guida dell’USDA hanno ripopolato le strade brulle e soleggiate della nazione con più di 100 nuove varietà di cloni di acero, tutti di sesso maschile. Hanno aggiunto nel corso degli anni, piante maschili come il salice, pioppo, frassino e gelso, man mano che questi alberi crescevano, spargevano crescenti quantità di polline; anche i vivai hanno iniziato a vendere più piante maschili, in parte perché è più facile clonare un albero esistente che aspettare che maschi e femmine si impollinino naturalmente.
Tom Ogren ha detto:
«Ora, non sono solo gli alberi e gli arbusti, ma anche le piante ornamentali vendute nei vivai urbani ad aumentare il dominio del maschio, il sessismo botanico corre in profondità: in una sorta di crudele ironia, se i paesaggisti urbani avessero dato la stessa priorità agli alberi femminili, né il polline né gli antiestetici semi o frutti sarebbero un problema; se avessero fatto il contrario e avessero piantato centinaia di alberi femminili senza maschi, sarebbe stato altrettanto sterile e ordinato, senza polline. Gli alberi femmina non producono frutti o semi se non ci sono maschi in giro, un grande albero spargerà la maggior parte del suo polline entro 6 o 9 metri dalle radici, quindi alberi femminili relativamente isolati non darebbero molti frutti».
L’altro argomento che si oppone agli alberi femminili è che alcuni possono produrre un odore sgradevole, ad esempio, quando un albero di gingko femminile è in calore, produce un odore non dissimile da quello del pesce in decomposizione o del vomito. Tom Ogren su questo punto osserva:
«Se una città piantasse solo gingko femmina, diminuendo le possibilità di fecondazione, non ci sarebbe né polline né il suo famigerato odore postcoitale nocivo. La minaccia più grande la vedo nei gameti del gingko, a differenza di quasi ogni altra pianta, gli alberi di gingko producono spermatozoi mobili, in grado di nuotare alla ricerca della germinazione. Laddove ciascun spermatozoo umano ha una singola coda (o flagello), quella del gingko ne ha circa mille. Il polline una volta che ti penetra nel naso, germina e inizia a nuotare lassù per arrivare dove sta andando, è piuttosto invasivo».

Scala dell’allergia delle piante
Tom Ogren per guidare le città a piantare alberi meno allergenici, ha sviluppato la Scala allergica delle piante di Ogren (OPALS). La scala classifica le piante da 1 a 10 in base al loro potenziale di allergia, ma mentre alcune istituzioni, come quella di San Luis Obispo, la sua città natale e il Dipartimento di sanità pubblica della California, hanno consultato OPALS mentre modificavano il paesaggio in nuovi sviluppi, le città sono generalmente lente nella riconversione delle piante, diffondendo quelle meno allergeniche.
Tom Ogren spiega:
“È molto difficile apportare modifiche quando tutto è già stato piantato, nessuno vuole abbattere alberi, invece le città dovrebbero sostituire gli alberi morti o morenti con quelli a bassa allergia, come Biancospino, Sorbus e alberi di bacche; in alcuni casi, come nei pressi di asili e ospedali, sostengo la rimozione di specie straordinariamente allergeniche come il sambuco, il tasso (pianta velenosa) e gli alberi di gelso. Le allergie urbane per la maggior parte delle persone sono un fastidio stagionale, ma per le popolazioni vulnerabili, come i bambini o gli adulti affetti da patologie respiratorie, possono essere molto più gravi, anche mortali.
La maggior parte delle attuali battaglie di Tom Ogren sono a livello locale, recentemente è andato in un centro per bambini a Santa Barbara, dove un grande albero di Podocarpus (albero sempreverde appartenente al genere delle conifere, può raggiungere i 25 metri di altezza, un potenziale di allergia 10 della Scala OPALS) è stato piantato all’ingresso.
Tom Ogren ha detto:
«Aveva così tanto polline che se avessi passato il dito su una foglia, una grande nuvola di polline sarebbe saltata fuori. Ora sono in lotta con la città di Santa Barbara. La mia proposta non è di abbattere l’albero ma di farlo tagliare regolarmente, il che rallenterebbe la produzione di polline; in confronto, gli alberi di Podocarpus femminili, hanno un potenziale di allergia 1 e producono un piccolo frutto delle dimensioni di un’oliva».
La biologia alla base dell’idea di Tom Ogren sebbene passi inosservata nel campo della selvicoltura urbana, molti esperti evitano la sua terminologia. Paul Ries, direttore del College of Forestry della Oregon State University, vede il sessismo botanico solo come un braccio del più grande e storico problema della mancanza di diversità nelle foreste urbane, ha detto:
«Ogni volta che piantiamo una sovrabbondanza di un tipo di albero, che si tratti di una singola specie, di un genere o, nel caso del cosiddetto “sessismo botanico”, con più alberi maschili, ci sono sicuramente problemi, come quanto accaduto con le specie che sono state ampiamente e omogeneamente piantate, come alberi di pera e frassino Bradford, questi ultimi stanno combattendo una battaglia persa contro uno scarabeo invasivo, divoratore del legno chiamato Minatore Smeraldino del frassino (Agrilus planipennis)».
Paul Ries ritiene che Tom Ogren sia sulla buona strada, aggiungendo che vorrebbe vedere più ricerche sugli effetti indesiderati dell’eccessiva piantumazione di alberi maschili:
«Non lo chiamerei sessismo. Attribuire un problema umano reale al mondo botanico potrebbe sembrare come se stessimo banalizzando ciò che gli umani, in particolare le donne, affrontano».
Terminologia a parte, il problema non mostra segni di miglioramento, non sorprende che i cambiamenti climatici non stiano aiutando, secondo un recente studio su Lancet Planetary Health, l’aumento delle temperature estreme contribuisce a stagioni di allergia più potenti. Tom Ogren ha detto che le estati arrivano prima e durano più a lungo, e alcune specie, come cipressi e ginepri, hanno ricominciato a fiorire in autunno.

Il polline apocalisse diventerà sempre più comune
Kevin Lilley, vicedirettore dei servizi paesaggistici della città, ha affermato:
«A Durham, ad aprile non si era mai visto nulla di così monumentale come le nuvole di polline, mentre è difficile dire se il cielo giallo fosse direttamente collegato ai cambiamenti climatici, il “polline apocalisse” diventerà sempre più comune. È facile vedere queste nuvole come eventi bizzarri, come una tempesta, ma possono essere un segno delle cose a venire».
La città di Durham (la Relazione del 2018 della Fondazione americana per l’asma e le allergie la pone al 67° posto, il record appartiene a Tulsa, in Oklahoma), ora ha l’insolito potenziale di diversificare radicalmente la composizione dei suoi “abitanti botanici”, poiché la maggior parte dei suoi alberi si sta avvicinando ai loro anni del crepuscolo. Il Dipartimento dei lavori pubblici della città negli anni ’30 e ’40 supervisionò un enorme sforzo di forestazione urbana che vide migliaia di querce e salici piantati all’interno dei confini della città. Le querce sebbene abbiano prosperato per quasi un secolo, stanno raggiungendo la senescenza. Ora sotto la guida di Kevin Lilley, la città di Durham ha iniziato a riforestare con una gamma più diversificata di alberi, tra cui pini, aceri, olmi, cornioli e ciliegie. La città non ha linee guida ufficiali su quali tipi di alberi possano o saranno piantati, anche se vieta espressamente i gingko femminili. Kevin Lilley ha detto:
«Il sesso dell’albero non è qualcosa a cui prestiamo attenzione, non avevo sentito parlare del concetto di “sessismo botanico”. Durham si sforza di piantare alberi per lo più monoici, o quelli con elementi maschili e femminili».
Tom Ogren è interessato agli alberi ovunque vada, è più forte di lui. Recentemente ha visitato Sacramento per una conferenza, ha subito individuato piantati una dozzina di alberi di cedro, tutti maschi; durante un viaggio a Londra, ha individuato una vera foresta di alberi di alloro maschili. Gli fu chiesto di tenere una lezione sul “sessismo botanico” a Christchurch, in Nuova Zelanda, dove trascorse l’intera giornata in giro per la città, fino a trovare un singolo albero femmina di Podacarpus. Ha detto:
«Una grande parte del problema è che la maggior parte delle persone non sa molto degli alberi, pensa che siano buoni e nessun albero è cattivo. Gli alberi sono proprio come le persone, hanno una moltitudine di differenze, alcuni sono a misura d’uomo, altri sono esattamente l’opposto».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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