Il presidente della Figc Abete dalla discriminazione territoriale all’insulto …

La norma fatta applicare da Luigi Abete, presidente della Figc non può essere modificata perché è inapplicabile: c’è troppo arbitrio nel considerare lo sfottò o l’insulto come una discriminazione territoriale.
Il vero intento del presidente della Figc (dalle sue ultime dichiarazioni non riguarda più solo la discriminazione territoriale ma soprattutto l’insulto) è quello di voler “educare” chi frequenta lo stadio, per questo ha dichiarato guerra agli sfottò o insulti con la sanzione della chiusura dei settori dello stadio.
Il Presidente della Figc non può imporre una norma liberticida in contrasto con due sentenze della Corte di Cassazione del 2009: nel secondo caso fu respinta la richiesta di risarcimento di un concorrente di un “reality show”, definito pedofilo da un altro partecipante, sulla base della considerazione che queste trasmissioni «sollecitano il contrasto verbale tra i partecipanti, che ne sono del tutto consapevoli» e che per valutare la portata offensiva di un’espressione «occorre avere riguardo al contesto nel quale essa è inserita».
Visto quanto sopra il presidente Abete a maggior ragione non può sanzionare, considerandolo insulto, il contenzioso verbale (sfottò, cori, ecc.), tra due tifoserie contrapposte durante un incontro di calcio; al limite potrà suggerire alle società di invitare i tifosi che entrano nello stadio a:
tifare solo per la propria squadra;
– utilizzare eventuali fischi per disapprovare.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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