Il mistero di Chernobyl: perché le piante sono sopravvissute alle radiazioni, mentre le persone e gli animali sono morti?

Il 26 aprile 1986, a causa del più grande incidente nucleare della storia, Chernobyl è diventata una città fantasma.
Si dice che la quantità di materiale radioattivo rilasciato nell’incidente ha superato di 500 volte la bomba atomica di Hiroshima, arrivando a toccare il  punto 7, il più alto livello di radioattività della scala INES.
Sono state evacuate circa 130.000 persone, sono morte 31 persone, investite direttamente dallo scoppio del reattore, mentre la stima ufficiale di Greenpeace parla di 5-8 milioni di morti per la nube radioattiva che ha raggiunto molti paesi in Europa.
Pripyat, la città industriale dove vivevano i lavoratori di Chernobyl, è stata completamente abbandonata.
Un team di scienziati ha scoperto il meccanismo che ha permesso alle piante di sopravvivere e continuare a crescere in un ambiente altamente radioattivo come Chernobyl, dove sono morte tante persone e animali.
I ricercatori hanno analizzato i semi di soia e di lino trovati nel sito dove nel 1986 il reattore nucleare ha subito una serie di esplosioni, con effetti radioattivi che si  fanno ancora sentire in tutta l’Ucraina.
Secondo gli investigatori, le piante possono aver acquisito qualità innate per far fronte alla radioattività. Uno degli scienziati ritiene che questi meccanismi  di difesa, potrebbero essere stati sviluppati milioni di anni fa, quando le prime forme di vita sulla terra sono state esposte ad alti livelli di radiazioni naturali.

Il “peggiore” incidente della storia
Quando un reattore nucleare della centrale di Chernobyl esplose il 26 aprile 1986, l’incidente è stata indicato come il peggior disastro nucleare della storia dell’umanità.
Migliaia di persone sono morte colpite dagli effetti delle radiazioni. L’intera popolazione della città di Pripyat è stata evacuata.
Pripyat, dopo quasi un quarto di secolo rimane una città fantasma, anche se le strade sono deserte, le piante e gli alberi continuano a crescere.

Dal 2007 cerchiamo indizi perché deve esserci una spiegazione sul  meccanismo di salvataggio delle piante
Il modo in cui l’ecosistema di Pripyat sembra aver recuperato dagli effetti dell’inquinamento radioattivo, ha  destato l’attenzione degli scienziati di tutto il mondo, nel 2005, le Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto su questo fenomeno.
I ricercatori quell’anno si rivolsero al popolo “zombie” di Pripyat per studiare come le piante erano riuscite a sopravvivere. Poi, nel 2007, un gruppo di scienziati dotati di maschere, occhiali e guanti, decise di vedere con mano. Lo studio non era così facile perché il livello di radioattività in alcune parti del Pripyat è alto. Sono entrati nell’area riservata e piantato semi di soia e di lino in un terreno altamente contaminato, a pochi chilometri dal luogo dell’incidente, intorno Pripyat. Più tardi, lo stesso tipo di semi sono stati piantati in una zona decontaminata, vicino alla città di Chernobyl. Questo era un esperimento comparativo.

In caso di problemi, le piante non possono muoversi in cerca di migliori condizioni: o si adatto, o muoiono
L’obiettivo del team era quello di conoscere i meccanismi molecolari che hanno permesso alle piante di adattarsi ad un ambiente così inquinato. Per fare questo, per esaminarle, hanno dovuto attendere che le piante fornissero proteine dai semi.
Martin Hadjuch, membro dell’Accademia slovacca delle scienze, alla BBC, ha detto:
“Abbiamo deciso di implementare una tecnologia chiamata proteomica, in grado di identificare centinaia di proteine.
La proteomica è lo studio delle proteine, una parte vitale degli organismi viventi.
Lo studio analizza la struttura e la funzione. Le proteine sono parti vitali di organismi viventi, sono i componenti principali delle vie metaboliche delle cellule.
Il termine proteomica è stato coniato nel 1973 come analogo alla genomica, lo studio dei geni. La parola è la fusione di “proteina” e “genoma” ed è stato inventato da Marc Wilkins nel 1994, quando preparava il suo dottorato. Il proteoma è il complemento ricco di proteine, incluse le modifiche apportate a un particolare insieme di questi prodotti da un organismo o sistema. Questo varia con il tempo e con fenomeni differenti, oppure a causa di stress vissuto da una cellula o organismo. Per esempio con una doccia radioattiva come a Chernobyl.
Le proteine sono l’impronta digitale delle attività metaboliche. Quando finalmente abbiamo confrontato le proteine nei semi contaminati e decontaminati, abbiamo visto che erano le stesse in entrambi i tipi di semi”.
Un membro dell’Accademia slovacca delle scienze, ha detto: “E’ incredibile la velocità dell’ecosistema ad adattarsi”.
Gli scienziati dicono che il motivo che ha facilitato le piante ad adattarsi a livelli elevati di radiazione è storico e ancora enigmatico, uno di loro ha specificato:
“Ci deve essere un meccanismo che le piante hanno al loro interno e che non è noto. E’ un enigma. La radioattività è stata sempre presente sulla Terra, fin dalle prime fasi della formazione del nostro pianeta.
E’ possibile che lo studio sistematico e il confronto del proteoma, in varie situazioni metaboliche e patologiche, individuerà quelle proteine la cui presenza, assenza o alterazione è correlata con alcune fasi fisiologiche. Nel caso di analisi proteomica, identificherà le proteine irradiate e l’evoluzione, perché questi elementi sono conosciuti con il nome generico di biomarcatori“.

Proteomica con spettrometria di massa in grado di risolvere l’enigma
Probabilmente in passato ci sono state più radiazioni sulla superficie del pianeta terra. E’ possibile che quando la vita stava evolvendo, molte piante si sono adattate a convivere con le radiazioni e hanno sviluppato un meccanismo di difesa che continuano a utilizzare ai giorni nostri.
Il consolidamento definitivo della spettrometria di massa come tecnica applicata all’analisi di molecole biologiche, permetterà di scoprire il mistero di Chernobily e, naturalmente, quello di  Hiroshima.

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Comments ( 2 )
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  • colfavoredellenebbie

    Sai, Patt, io lo ricordo come un incubo, quel giorno: in gita con i ragazzi di una prima media sul Delta del PO.
    (un saluto caro
    z)

  • Pattinando

    Ciao, Zena. Ho vaghi ricordi, adesso ho più consapevolezza di quello che è accaduto. L’incubo è sempre presente. Baciotto*