I ricercatori hanno scoperto che il 14% delle salsicce contiene altri tipi di carne non indicata sull’etichetta

I ricercatori hanno scoperto errori di etichettatura e contaminazione incrociata degli ingredienti della carne nel 14 per cento dei campioni di salsicce prelevate dai negozi di tutto il Canada. E’ questo il risultato di uno studio effettuato la prima volta dagli stessi ricercatori più di un anno, fa, ora è emerso un tasso di errata etichettatura del 20 per cento.
Robert Hanner (professore, direttore associato presso il Dipartimento di Biologia Integrativa e del Canadian Barcode of Life Network, con sede al Biodiversity Institute of Ontario, Università di Guelph) autore principale dello studio, ha detto:
«Abbiamo riesaminato i tassi di errata etichettatura riscontrando livelli più bassi. La Canadian Food Inspection Agency (CFIA) ha intrapreso un’azione di verifica dopo il nostro studio iniziale, sembra che abbia avuto un impatto».
Lo studio pubblicato sulla rivista Food Research International, ha coinvolto confezioni di salsicce etichettate come contenenti un solo tipo di carne.
I ricercatori hanno utilizzato il DNA barcoding (un codice a barre per ogni specie vivente) insieme alla tecnologia PCR digitale per determinare quali carni erano presenti nei campioni di salsiccia.
Robert Hanner ha detto:
«Il DNA è in quasi ogni cellula di ogni organismo, quindi il barcoding (codice a barre) può essere applicato a prodotti come la carne macinata che è difficile da identificare con altri mezzi. Il codice a barre in questo studio è stato utilizzato per identificare il tipo di carne dominante nei campioni di salsiccia».
La dottoressa Aline Dimitri, Vice Direttore Generale della Canadian Food Inspection Agency (CFIA) per la sicurezza alimentare, ha detto:
«L’innovazione scientifica su più livelli aiuta a proteggere l’approvvigionamento alimentare del Canada, la codifica a barre del DNA gioca un ruolo chiave attraverso l’identificazione delle specie. Il CFIA si congratula con l’Università di Guelph per la loro ricerca e la continua dedizione al progresso scientifico».
I ricercatori hanno testato salsicce etichettate come carne di manzo, pollo, maiale o tacchino. Hanno anche testato i campioni per pecore, capre e cavalli.
Rispetto al precedente studio che aveva scoperto la carne di cavallo in un campione di salsiccia di maiale, questa volta i ricercatori non hanno trovato carne di cavallo.
Robert Hanner ha aggiunto:
«In questo nuovo studio abbiamo deciso di includere anche pecore e capre perché, sebbene non possano essere consumate nelle stesse quantità di carne di manzo, pollo, maiale e tacchino, commercialmente sono carni allevate, comunemente presenti nella nostra catena alimentare».
Le salcicce sono state considerate contaminate quando è stato rilevato più dell’uno per cento di un altro tipo di carne, in questo modo è esclusa la presenza di tracce che potrebbero essere il risultato di una pulizia non accurata degli impianti di lavorazione.
Robert Hanner ha detto:
«Tra le trenta salsicce di manzo esaminate, cinque contenevano carne di pecora, quattro carne di maiale e uno di pollo.
Tra le venti salsicce di pollo esaminate, tre contenevano carne di tacchino, una carne di maiale e una carne di manzo.
Gli insaccati di tacchino testati, uno conteneva carne di pollo e uno conteneva carne di maiale.
Tutti i campioni di salsicce di maiale avevano solo carne di maiale, il che significa che non c’era contaminazione incrociata tra le specie».
Le salsicce etichettate come carni uniche ma contenenti più di un tipo di carne, contravvengono alle norme sull’etichettatura degli alimenti, presente a protezione dei consumatori: possono acquistare questi generi alimentari tenendo conto dei problemi di salute, come le allergie, o scelte di stile di vita, come evitare la carne di maiale.
I contaminanti sconosciuti possono anche consentire il trasferimento di agenti patogeni alimentari, in alcuni casi, può essere preoccupante quando c’è un richiamo su un tipo specifico di carne, ma non è indicato sull’etichetta.
Robert Hanner in conclusione ha detto:
«E’ difficile stabilire se la contaminazione tra specie sia motivata a livello economico, non conosciamo i tagli esatti di carne trovati nei campioni, quindi non possiamo determinare quanta carne contaminante è stata utilizzata di proposito perché era una carne più economica.
Il passo successivo è quello di testare lungo tutta la catena di approvvigionamento per determinare dove avviene la contaminazione da etichette sbagliate e da specie incrociate.
Stiamo controllando dal mercato al dettaglio, abbiamo scoperto che ci sono problemi, ma per avere una comprensione completa, dobbiamo analizzare da più punti della catena alimentare».

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