I filtri e la censura non funzionano, l’unico modo per proteggere i bambini online è la responsabilità dei genitori

Alexander Lucie-Smith dottore in teologia morale e consulente editor di The Catholic Herald, ha scritto:
«La settimana scorsa ho partecipato a The Moral Maze (un programma di discussione in diretta su BBC Radio 4, trasmesso dal 1990). Puoi ascoltarlo qui (è necessario registrarsi, se non l’avete già fatto). La discussione ha trattato un tema perenne: i bambini e Internet, alcuni punti sollevati sono interessanti.
Prima di tutto, ho scoperto qualcosa che non avevo realizzato fino ad ora, i giochi su Internet sono sviluppati in modo da essere coinvolgente, dopo di tutto più un gioco è coinvolgente, più persone vorranno giocare. In altre parole, la qualità coinvolgente d’internet non è casuale: è qualcosa che è deliberatamente integrata nella sua struttura. E’ un punto importante, significa che molte delle nostre scelte su internet sono guidate dalla nostra dipendenza, non dalla nostra razionalità: poiché siamo “homo sapiens”, creature razionali, svuotando la nostra ragione, Internet sta anche svuotando la nostra umanità.

La seconda questione che mi ha colpito è il modo in cui pochi dei nostri contemporanei desiderano esprimere giudizi morali: alla domanda se per un bambino era meglio trascorrere 4 ore in attività all’aria aperta o 4 ore al computer, un partecipante non ha dato una risposta chiara.
La risposta è ovvia, ed è così perché abbiamo una visione definita (o dovremmo averla) di ciò che costituisce la crescita dell’essere umano, e cosa non funziona, per questo si può, si deve dare un giudizio morale perché esiste una cosa giusta e sbagliata, buona e cattiva. Alcune scelte vanno condannate, o almeno considerate non ottimali, ai nostri giorni molti sono riluttanti ad ammetterlo. La scelta è tutto ma ha valore solo se è la scelta di fare la cosa giusta.
Tra i partecipanti un altro ha esposto il suo punto di vista sugli adolescenti, ha detto che quando l’un l’altro praticano il sexting (l’invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite internet o telefono cellulare), sostanzialmente fanno qualcosa d’innocuo.
Mi permetto di dissentire. Affidare a un’altra persona queste immagini di sé è poco saggio. Il sexting può avere risultati tragici. Inoltre, come per altre forme di esposizione indecente, è illegale.
Il punto saliente spesso dimenticato è che il sexting in realtà è un’esposizione indecente poiché Internet è un luogo pubblico. Qual è la soluzione? Tra i partecipanti qualcuno ha pensato che io fossi a favore dei filtri per i bambini, o della censura, o addirittura, per assurdo, all’arresto delle donne che guidano in Arabia Saudita.
I filtri, sebbene lodevoli nell’intento, non funzionano. La soluzione in realtà non è tecnica. I genitori riguardo all’utilizzo d’internet devono parlare con i loro bambini, devono parlarne tra i genitori. E’ questa l’unica strada percorribile.
Internet ci dà un’illusione di privacy e anonimato, ci isola dagli altri. Eliminando dagli scambi la simpatia umana e l’aspetto della comunicazione faccia a faccia, rende possibile il trolling (disturbare, creare confusione e provocare litigi) e l’abuso. Il trolling a persone come Caroline Criado-Perez e altre donne è semplicemente vergognoso, non sarebbe stato possibile prima della rivoluzione di Internet.
Dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre scelte online, anche le piattaforme su internet devono assumersi la responsabilità. Nulla di tutto ciò accadrà, salvo saper riconoscere che la nostra scelta ha una dimensione morale.

Un ultimo punto. I vescovi americani hanno prodotto un ottimo documento sul problema del porno internet. Può essere trovato qui. La dichiarazione rappresenta una risposta alla sfida che non può essere liquidata come panico morale. I vescovi americani capiscono che c’è un problema e una soluzione. Molti di noi sembrano impantanati nella confusione. Tutte le rivoluzioni hanno i loro difensori, ma decenni dopo la Rivoluzione Sessuale, non è il momento di rivalutare il modo in cui la liberazione si è trasformata in licenza?».