I batteri nel naso possono aumentare il rischio di malattia di Alzheimer

La nuova ricerca del Griffith University ha dimostrato che un batterio comunemente presente nel naso può introdursi nel cervello e innescare una cascata di eventi che possono portare al morbo di Alzheimer.
La professoressa associata Jenny Ekberg e i colleghi del Clem Jones Centre for Neurobiology and Stem Cell Research del Menzies Health Institute Queensland e del Griffith Institute for Drug Discovery, in collaborazione con il Queensland University of Technology, hanno scoperto che il batterio Chlamydia pneumoniae (infezione a trasmissione da uomo a uomo; causa prevalentemente bronchite, polmonite e faringite), può invadere il cervello attraverso i nervi della cavità nasale. Sebbene questo batterio causi spesso infezioni del tratto respiratorio, è stato trovato anche nel cervello, ciò ha sollevato la questione se causa danni al sistema nervoso centrale.
Il team di ricerca ha condotto studi approfonditi in modelli animali per mostrare non solo come il batterio entra nel cervello, ma anche come porta alle patologie del morbo di Alzheimer.
Jenny Ekberg ha detto:
«Il nostro lavoro ha precedentemente dimostrato che diverse specie di batteri, entro 24 ore, possono entrare rapidamente nel sistema nervoso centrale attraverso i nervi periferici che si estendono tra la cavità nasale e il cervello, con questa conoscenza di base siamo stati in grado di tracciare come questo nuovo batterio, Chlamydia pneumoniae, può anche superare di nascosto la barriera emato-encefalica ed entrare rapidamente nel cervello».
Il nuovo studio pubblicato nella rivista Scientific Reports, ha evidenziato che una volta che i batteri sono nel sistema nervoso centrale, le cellule del cervello reagiscono entro pochi giorni depositando il peptide beta amiloide, che è la placca caratteristica del morbo di Alzheimer. I ricercatori hanno detto che dopo diverse settimane, numerosi percorsi genici che sono noti per essere coinvolti nella malattia di Alzheimer sono stati drammaticamente attivati.
La ricerca ha anche dimostrato che quando i batteri invadono il nervo olfattivo, le cellule nervose periferiche (cellule gliali), si infettano e queste cellule possono essere il modo in cui i batteri possono persistere all’interno del sistema nervoso.
Jenny Ekberg ha detto:
«Queste cellule di solito sono importanti difensori contro i batteri, ma in questo caso si infettano e possono aiutare i batteri a diffondersi. Sospettavamo da molto tempo che i batteri, e persino i virus, potessero portare alla neuroinfiammazione e contribuire all’inizio del morbo di Alzheimer, tuttavia, i batteri da soli potrebbero non essere sufficienti a causare la malattia. Forse, a lungo termine, è la combinazione di una genetica predisposizione e più batteri a portare al morbo di Alzheimer. Ora che abbiamo questa nuova prova, ci dà la spinta a trovare urgentemente trattamenti per fermare questo fattore che contribuisce all’Alzheimer».
I ricercatori sebbene gli studi siano stati condotti sui topi, hanno detto che gli esseri umani possono essere infettati dagli stessi batteri, quindi ritengono che i risultati siano traducibili nell’uomo.
Jenny Ekberg in conclusione ha detto:
«Stiamo già lavorando su opzioni di trattamento, con il Griffith Institute for Drug Discovery, stiamo identificando potenziali farmaci che possono aiutare le cellule gliali a distruggere i batteri che sono già nel cervello. Inoltre, il professor Ken Beagley del Queensland University of Technology, sta lavorando a un vaccino contro la Chlamydia pneumoniae che potrebbe ridurre la capacità dell’agente patogeno di entrare nel cervello».

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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