Gli Stati Uniti svelano il piano per l’infrastruttura dei veicoli elettrici: quattro caricatori veloci ogni 50 miglia

Tra circa cinque anni, una lamentela comune sui veicoli elettrici, la cosiddetta ansia da autonomia, sarà un ricordo del passato in gran parte degli Stati Uniti. Il governo federale a partire da quest’anno, in cinque anni, inizierà a distribuire 5 miliardi di dollari agli Stati per costruire una rete nazionale di caricabatterie veloci. Il piano inizialmente si concentra sull’Interstate Highway System (la rete autostradale degli Stati Uniti d’America), indirizzando gli Stati a costruire una stazione di ricarica ogni 50 miglia (equivalgono a 80.4672 chilometri). Tali stazioni devono essere in grado di caricare contemporaneamente a 150 kw almeno quattro veicoli elettrici.
Gli Stati una volta che hanno completato la rete di ricarica interstatale, saranno in grado di richiedere sovvenzioni per colmare le lacune altrove. Joint Office of Energy and Transportation, una nuova agenzia formata per aiutare i Dipartimenti dei Trasporti e dell’Energia ad amministrare il programma, permetterà, caso per caso, eccezioni al requisito delle 50 miglia se, per esempio, nelle vicinanze non è disponibile una connessione alla rete.
I finanziamenti per la parte iniziale del programma Interstate saranno assegnati usando una formula che imita il modo in cui sono distribuite le sovvenzioni federali per le strade: a partire dall’anno fiscale 2022, 615 milioni di dollari saranno disponibili per costruire stazioni di ricarica, e 300 milioni di dollari saranno assegnati per istituire l’ufficio congiunto di energia e trasporti. Il dieci per cento del finanziamento di ogni anno andrà a colmare le lacune della rete.
Saranno disponibili dopo il lancio del programma iniziale di 5 miliardi di dollari, altri 2,5 miliardi di dollari in sovvenzioni discrezionali per costruire stazioni di ricarica in zone rurali e poco servite.
Gli Stati come parte dei loro piani presentati al governo federale, dovranno garantire che le stazioni di ricarica saranno affidabili (almeno un caricatore per stazione deve funzionare più del 97% del tempo) e che limiteranno il loro impatto sulla rete elettrica. Gli Stati sono anche tenuti a progettare le stazioni in modo che possano essere facilmente ampliate e aggiornate quando la domanda cresce e i tassi di ricarica aumentano.
Il nuovo programma incoraggia gli Stati anche a collocare le stazioni di ricarica vicino alle aree di sosta autostradali, centri di viaggio, minimarket, centri di informazioni turistiche o ristoranti.
Gli Stati per ottenere credito per la loro costruzione interstatale, dovranno installare caricatori che utilizzano il Sistema di ricarica combinata, noto anche come CCS. La maggior parte dei modelli di veicoli elettrici venduti negli Stati Uniti, con l’eccezione della Nissan Leaf, possono utilizzare questo tipo di presa. Tesla anche se ha il proprio tipo di presa, sta progettando di offrire un adattatore che permetterà almeno a una parte della sua flotta nordamericana di utilizzare i caricatori veloci CCS (già offre questo adattatore in Corea del Sud).
Il nuovo programma dà anche la priorità alla produzione nazionale di caricabatterie, ha già spronato alcuni produttori a iniziare a creare attività negli Stati Uniti. Tritium, una società australiana che fornisce alcuni caricatori veloci alla società ChargePoint a Campbell, in California, ha detto all’inizio di questa settimana che costruirà una fabbrica in Tennessee in grado di sfornare 30.000 caricatori veloci DC l’anno. Siemens prevede anche di espandere la sua presenza negli Stati Uniti in modo da poter produrre fino a 1 milione di caricabatterie l’anno entro il 2025.
Il settore in cui attualmente il nuovo programma non è all’altezza, riguarda il modo in cui la gente pagherà per la ricarica. La maggior parte dei proprietari di EV non Tesla, hanno una serie di applicazioni sui loro cellulari (o telecomandi sul loro portachiavi) per dare loro accesso a diverse reti di ricarica. È meno che conveniente.
Pete Buttigieg Segretario dei Trasporti degli Stati Uniti d’America, alla rivista americana Car and Driver, ha detto:
“Stiamo esaminando attentamente il problema, parte di questo programma sarà uno standard condiviso. Se vogliamo usare i dollari dei contribuenti per aiutare gli imprenditori privati a realizzare le stazioni di ricarica, dobbiamo ovviamente assicurarci che il cittadino ne tragga un buon beneficio. Si possono avere un certo numero di benefici di rete attraverso programmi di fidelizzazione. Ciò va bene, ma dobbiamo assicurarci che tutti ne possano beneficiare”.
Mettere un lettore di carte di credito su ogni stazione di ricarica sembra una soluzione accettabile, anche se alcune reti già supportano lo standard ISO 15118, noto come “plug-and-charge”: gli automobilisti che usano veicoli compatibili, possono facilmente collegarsi, il caricatore e il veicolo si coordinano per gestire sia l’autenticazione sia il pagamento.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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