Gli scienziati sono entrati nei sogni delle persone parlando e interagendo con loro

Leonardo DiCaprio nel film Inception entra nei sogni di altre persone per interagire con loro e rubare segreti al loro subconscio. Ora, questa trama di fantascienza sembra poter essere un piccolo passo più vicino alla realtà, i ricercatori per la prima volta hanno avuto “conversazioni” elaborate in semplici domande e problemi di matematica con i sognatori lucidi, persone consapevoli che stanno sognando. Lo studio condotto da quattro laboratori e 36 partecipanti, suggerisce che le persone durante il sonno possono ricevere ed elaborare complesse informazioni esterne.
Benjamin Baird dell’Università del Wisconsin, Madison, studia sonno e sogni ma non faceva parte del team che ha condotto lo studio, ha affermato:
«Questo lavoro sfida le linee fondamentali del sonno che tradizionalmente è stato definito come uno stato in cui il cervello è disconnesso e inconsapevole del mondo esterno”.
Il sogno lucido ha ricevuto una delle sue prime menzioni negli scritti del filosofo greco Aristotele nel IV secolo a.E.V. (“avanti era volgare“), gli scienziati lo hanno osservato dagli anni ’70 in esperimenti sulla fase Rem del sonno, quando si verifica la maggior parte dei sogni.
La ricerca ha evidenziato che una persona su due ha avuto almeno un sogno lucido, circa il 10% delle persone li sperimenta una volta il mese o più. Sebbene rara, questa capacità di riconoscere di essere in un sogno e persino di controllarne alcuni aspetti può essere migliorata con l’addestramento. I ricercatori in alcuni studi hanno cercato di comunicare con sognatori lucidi utilizzando stimoli come luci, shock e suoni per “entrare” nei sogni delle persone, ottenendo solo risposte minime da parte dei dormienti e non hanno comportato una trasmissione complessa di informazioni.
Il team di ricercatori di quattro gruppi indipendenti in Francia, Germania, Paesi Bassi e Stati Uniti hanno cercato di andare oltre e stabilire una complessa comunicazione a due vie durante i sogni, usando la parola e facendo domande che i dormienti non avevano mai sentito durante il loro addestramento. Hanno reclutato 36 volontari, inclusi alcuni sognatori lucidi esperti e altri che in precedenza non avevano mai sperimentato un sogno lucido ma ricordavano almeno un sogno alla settimana.
I ricercatori prima hanno addestrato i partecipanti a riconoscere quando stavano sognando, poi  hanno spiegato come funziona il sogno lucido e indicato i segnali come suoni, luci o battiti delle dita che avrebbero attivato mentre i sognatori dormivano. L’idea era che quei segnali avrebbero segnalato ai partecipanti che stavano sognando.
Le sessioni di pisolino erano programmate in momenti diversi: alcune di notte, quando le persone andavano regolarmente a letto, e altre il mattino presto. Ogni laboratorio ha utilizzato un modo differente per comunicare con il dormiente, dalle domande vocali alle luci lampeggianti; ai dormienti veniva detto di segnalare che erano entrati in un sogno lucido e di rispondere alle domande muovendo gli occhi e il viso in modi particolari, ad esempio spostando gli occhi tre volte a sinistra.
Gli scienziati ai partecipanti che si sono addormentati indossando i caschetti per elettroencefalogramma dotati di elettrodi, hanno monitorato la loro attività cerebrale, il movimento degli occhi e le contrazioni dei muscoli facciali (indicatori comuni del sonno Rem), evidenziando che su un totale di 57 sessioni di sonno, 6 partecipanti hanno segnalato 15 sogni lucidi.
I ricercatori in quei test hanno posto ai sognatori domande semplici per avere in risposta un SÌ o un NO, o per esempio, il risultato della sottrazione 8 – 6. I sognatori per rispondere hanno usato i segnali che avevano imparato prima di addormentarsi, includevano il sorridere o aggrottare le sopracciglia, muovere gli occhi più volte per indicare una somma, o, nel laboratorio del team tedesco, muovere gli occhi secondo schemi che corrispondevano al codice Morse.
I ricercatori hanno pubblicato lo studio nella rivista Current Biology, hanno scritto:
«Abbiamo posto 158 domande ai sognatori lucidi, hanno risposto correttamente il 18,6% delle volte. I sognatori hanno dato la risposta sbagliata solo al 3,2% delle domande; Il 17,7% delle risposte non era chiaro e il 60,8% delle domande non ha ottenuto risposta”.
I ricercatori hanno detto che questi numeri mostrano che la comunicazione, anche se difficile, è possibile. Benjamin Baird ha detto:
«È una prova di concetto, il fatto che diversi laboratori abbiano utilizzato tutti questi diversi modi per dimostrare che è possibile avere questo tipo di comunicazione a due vie, lo rende più forte».
I sognatori dopo diverse domande sono stati svegliati e invitati a descrivere i loro sogni, alcuni hanno ricordato le domande come parte di un sogno: un sognatore ha riferito di problemi di matematica provenienti da un’autoradio; un altro era a una festa quando ha sentito il ricercatore interrompere il suo sogno per chiedergli se parlava spagnolo.
Karen Konkoly, neuroscienziato cognitivo presso la Northwestern University, autore principale dello studio, ha affermato:
«L’esperimento fornisce un modo migliore per studiare i sogni, quasi tutto ciò che si sa sui sogni è basato su rapporti retrospettivi forniti quando la persona è sveglia e questi possono essere distorti. Spero che questa tecnica possa essere utilizzata in futuro a livello terapeutico per influenzare i sogni delle persone in modo che possano affrontare meglio traumi, ansia e depressione».
Benjamin Baird ha aggiunto:
«Le “conversazioni” addormentate potrebbero anche aiutare il sognatore a risolvere problemi, apprendere nuove abilità o persino inventare idee creative. Il sogno è uno stato altamente associativo che può avere vantaggi quando si tratta di creatività”.
Michelle Carr neuroscienziata cognitiva dell’Università di Rochester, non è stata coinvolta nello studio, ha affermato:
«Sono entusiasta di tali applicazioni future, ma sottolineo che i rapporti sui sogni retrospettivi non possono essere sostituiti, quando sei in un sogno le tue capacità di segnalazione sono piuttosto limitate».
Ken Paller neuroscienziato cognitivo, coautore dello studio, anche lui della Northwestern University, sottolinea:
«Cambiare i pensieri delle persone durante i sogni è ancora fantascienza, tuttavia ritengo che l’esperimento sia un primo passo importante nella comunicazione con i sognatori, lo paragono alla prima conversazione usando un telefono o parlando con l’astronauta su un altro pianeta. I sognatori vivono in un “mondo interamente fabbricato di ricordi immagazzinati nel cervello”. Ora, i ricercatori sembrano aver trovato un modo per comunicare con le persone in quel mondo».

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About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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