Gli archeologi hanno scoperto la prima prova di abusi su minori

Gli archeologi in Egitto hanno recentemente portato alla luce il corpo di un bambino il cui scheletro mostra chiari segni di abuso fisico. Il bambino è stato trovato nell’Oasi Dakhleh in un cimitero romano-cristiano. I ricercatori hanno detto che il bambino, due, tre anni d’età, che ha vissuto circa 2.000 anni fa, nella documentazione archeologica e il primo caso di abusi sui minori mai trovato in Egitto.
Sandra Wheeler, bioarcheologico presso l‘University of Central Florida, ha detto:
«L’Oasi Dakhleh è una delle sette oasi nel deserto occidentale dell’Egitto. Il sito fin dal periodo neolitico ha visto una continua presenza umana, diventando così il centro di diverse ricerche archeologiche. Inoltre, i cimiteri nell’oasi permettono agli scienziati di svolgere ricerche mirate sull’inizio del cristianesimo in Egitto, in particolare nel cosiddetto “Kellis 2 cemetery” che si trova nella città di Dakhleh Oasis Kellis (sud-ovest del Cairo).
I metodi di datazione con carbonio radioattivo sugli scheletri suggeriscono che il cimitero è stato utilizzato tra il 50 dC e il 450 dC, quando ci siamo imbattuti con il bambino abusato, etichettato con il codice “Burial 519” – in Kellis 2, in un primo momento sembrava nulla  fuori dal comune, ma quando la mia collega Tosha Duprasbegan ha iniziato a spazzolare via la sabbia, ho notato strane, importanti fratture sulle braccia del bambino (vedi foto di Kellis 2 cemetery), poi ho trovato un’altra frattura alla clavicola. Sono stati trovati altri bambini con evidente trauma scheletrico, ma questo è l’unico che ha avuto questo tipo di fratture davvero estreme».

Segni di abuso
I ricercatori hanno deciso di condurre una serie di test sulla sepoltura di “Burial 519”, compreso il lavoro a raggi X, istologia (studio microscopico dei tessuti) e le analisi isotopiche per individuare i cambiamenti metabolici del corpo quando cerca di ripararsi. Hanno trovato una serie di fratture in tutto il corpo, in zone come l’omero (avambraccio), costole, bacino e schiena. Sandra Wheeler ha aggiunto:
«Poiché nessuna frattura particolare è stata diagnostica come reato contro i minori, questo modello di trauma suggerisce che è accaduto. Inoltre, le lesioni erano in vari stadi di guarigione, ciò significa che non erano traumi accidentali ma ripetuti. Una delle fratture più interessanti per la ricerca, era situata sulla parte superiore delle braccia del bambino, nello stesso punto in ogni braccio. Le fratture erano complete, ma, poiché i bambini sono più flessibili rispetto agli adulti, ciò significa che quella rottura completa è stata procurata con molta forza. Dopo aver confrontato l’infortunio con la letteratura clinica, abbiamo dedotto che qualcuno ha afferrato come maniglie le braccia del bambino per scuoterlo violentemente. Altre fratture probabilmente sono state causate in questo modo ma altri infortuni, compresi quelli sulle costole e vertebre, probabilmente sono stati causati da colpi diretti. Forse la frattura della clavicola è il colpo che può aver determinato la morte».

Un caso unico
Sandra Wheeler, ha detto:
«Gli abusi sui minori nella documentazione archeologica sono rari. Una possibile ragione è che gli archeologi fino a circa venti anni fa non hanno prestato molta attenzione ai bambini, ritenuti poco interessanti per la ricerca sul passato. Da allora alcuni casi di possibile abuso di minori sono venuti fuori in Francia, in Perù e il Regno Unito, tutti risalenti al medioevo o periodi successivi. Certo, la nostra scoperta è il miglior contesto in termini di archeologia e analisi scheletrica. Dei 158 minori trovati nel sitoKellis 2 cemetery, il bambino “Burial 519” è l’unico a mostrare segni di traumi ripetuti non accidentale, suggerendo che la pedofilia non era qualcosa che si è verificato in tutta la comunità. L’unicità del caso sostiene la convinzione generale che i bambini sono stati un’entità importante dell’antica società egiziana.
I romani al contrario, anche se amavano immensamente i loro figli, alla nascita li vedevano troppo deboli, quindi come genitori s’imponevano il dovere di modellarli in adulti, spesso per forgiarli li immergevano in acqua fredda.
Sappiamo che gli antichi Egizi davvero veneravano i bambini, il che suggerisce che il caso unico di abusi sui minori potrebbe essere stato influenzato dai romani».
La ricerca sarà pubblicata in un prossimo numero della rivista International Journal of Paleopatologia.

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