Gaza mentre la crisi peggiora, costretta a riversare i liquami direttamente in mare

I Comuni di Gaza hanno annunciato che dall’enclave costiera palestinese pomperanno le acque reflue direttamente in mare a causa della carenza di carburante e della disperata situazione umanitaria nella Striscia.
Nizar Hejazi, capo del comune di Gaza City ha detto:
«Le spiagge della Striscia di Gaza saranno completamente chiuse, le acque reflue saranno pompate in mare perché i comuni non sono in grado di fornire carburante per gli impianti di trattamento».
Nizar Hejazi in una dichiarazione che rappresenta le municipalità di tutta la zona ha evidenziato:
«La politica di punizione collettiva continua a essere imposta alla popolazione. Annunciamo uno stato di emergenza nelle città e nei comuni della Striscia di Gaza, i servizi saranno ridotti del 50%».
L’unica centrale elettrica a Gaza ha smesso di funzionare la scorsa settimana a causa della mancanza di carburante, lasciando la Striscia totalmente dipendente dalle importazioni.
Israele per oltre un decennio ha imposto un paralizzante blocco a Gaza, mentre l’Egitto negli ultimi anni per misure di sicurezza in gran parte ha sigillato il suo confine.
I residenti nella Striscia di Gaza in questo periodo durante il giorno ricevono solo un paio d’ore di energia. Il valico di Rafah con l’Egitto per casi umanitari da oggi è stato aperto per quattro giorni, è la seconda apertura di quest’anno.
Il mese scorso l’inviato delle Nazioni Unite ha avvertito che l’enclave era sull’orlo del “collasso totale”.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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