Editoria: molte scrittrici per avere successo, utilizzano pseudonimi maschili

Gli editori da quando le sorelle Brontë, hanno adottato pseudonimi maschili per i loro romanzi, tendono a pubblicare più libri di autori maschili, piuttosto che femminili.
Bene, poiché anche gli studi dimostrano che più persone leggono libri scritti da autori maschili, molte autrici utilizzano pseudonimi maschili, o ambigue iniziali, nella speranza di non farsi notare di essere donne dai potenziali acquirenti. Si può dar loro torto?
Le sorelle Brontë (Charlotte Brontë, sorella maggiore, autrice di Jane Eyre; Emily Brontë, autrice di Cime tempestose; Anne Brontë, sorella minore, autrice di Il segreto della signora in nero), per timore che le loro opere fallissero per i pregiudizi che allora esistevano nei confronti delle donne, si firmarono con uno pseudonimo: Charlotte scelse Currer Bell, Emily preferì Ellis Bell, mentre Anne decise per Acton Bell.
Più di 150 anni dopo, in alcuni settori dell’industria editoriale le donne sono ancora alle prese con lo stesso “pregiudizio”. Christina Lynch e Meg Howrey, per City of Dark Magic, il loro romanzo d’esordio, hanno deciso di usare uno pseudonimo maschile, hanno detto:
“Non vogliomo escludere nessun lettore, abbiamo letto che gli studi hanno evidenziato che, mentre le donne sarebbero interessate a leggere libri di autori di entrambi i sessi, gli uomini preferiscono libri scritti da autori maschili”.
Le due scrittrici hanno firmato con lo pseudonimo “Magnus Flyte“, per tratteggiare una storia thriller che a quanto pare comprende la mistica, le sinfonie, un po’ di sesso, i vicoli di Praga, e tutto il resto (vedi il video del trailer del libro).

Sowards Anne, direttore esecutivo della casa editrice Penguin, al Wall Street Journal, ha detto:
“Per un autore di sesso femminile, a volte fa senso utilizzare uno pseudonimo, soprattutto quando i protagonisti sono maschi, o quando si tratta di un genere con un forte richiamo per gli uomini, come la fantascienza militare, alcuni tipi di fantasia o thriller grintosi. Il recente studio ha evidenziato che gli uomini (quattro su cinque), sono più propensi a leggere i libri che sono stati scritti da altri uomini. Le donne  quando si tratta di letteratura non fanno discriminazioni in base al sesso, raramente vincono prestigiosi premi letterari, hanno qualche possibilità se effettivamente scrivono sulle donne. E’ da considerare che poche donne abbiano ottenuto la Man Booker Prize, e dal 1909 solo dodici donne hanno ricevuto il Nobel per la letteratura. Non aiuta che ci siano così pochi critici letterari femminili e pochi libri di autrici femminili da esaminare.
Autori femminili finiscono per compromettere la situazione, utilizzano solo le iniziali del loro nome, così la gente non pensa troppo al sesso dell’autore e compra i loro libri. E’ il caso di KA Stewart, Rob Thurman e KJ Taylor – tutte autrici donne che si mimetizzano con nomi di uomini. Poi, naturalmente, c’è JK Rowling, alias Joanne Rowling, autrice della serie di Harry Potter (1997). La signora Rowling non ha un secondo nome, così ha usato la K iniziale del nome della nonna, Kathleen.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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