Ecografie 4D nel grembo materno mostrano reazioni facciali dei nascituri ai sapori del cibo ingerito dalle loro mamme

La dieta delle donne in gravidanza espone i feti a una varietà di sapori costituiti da sensazioni composte che coinvolgono l’olfatto, il gusto e la chemestesi (è il senso che ci permette di percepire il piccante del peperoncino, il rinfrescante del mentolo o che ci fa piangere mentre tagliamo una cipolla). Gli effetti di tale esposizione prenatale al sapore sullo sviluppo chemiosensoriale sono stati finora misurati solo dopo la nascita nei bambini umani.
Lo studio pubblicato nella Rivista Sage Journals condotto dal laboratorio di ricerca fetale e neonatale dell’Università di Durham, nel Regno Unito, ha eseguito ecografie 4D di 100 donne in gravidanza per vedere come i loro bambini non ancora nati reagivano ai sapori e odori di carota o cavolo poco tempo dopo che i sapori erano stati ingeriti dalle madri.
I feti esposti alla carota hanno mostrato più risposte di “sorriso” mentre quelli esposti al cavolo nero hanno mostrato più risposte di “pianto”. Le scoperte dei ricercatori potrebbero approfondire la nostra comprensione dello sviluppo dei recettori umani del gusto e dell’olfatto.
I ricercatori ritengono inoltre che ciò che mangino le donne in gravidanza potrebbe influenzare le preferenze di gusto dei bambini dopo la nascita e potenzialmente avere implicazioni per stabilire sane abitudini alimentari..
Il liquido amniotico è il primo luogo in cui i feti iniziano a percepire il loro ambiente, in particolare il loro ambiente chimico, questa esperienza dalla vita fetale a quella neonatale, fornisce informazioni sensoriali continue, come il gusto e l’olfatto.

Esposizione ripetuta ai sapori e odori nel grembo materno prima della nascita
La continuità, basata sulla precoce familiarità, consente ai neonati di adattarsi all’ambiente postnatale. L’ambiente prenatale tra una grande varietà di altri composti legati al genotipo e al metabolismo materno-fetale, nonché all’ambiente materno, è permeato di composti aromatici veicolati attraverso la dieta della madre, questo vale sia per gli esseri umani sia per quelli non umani.
Le papille gustative nei feti umani si sviluppano anatomicamente a 8 settimane di gestazione, possono rilevare i sapori a partire da 14 settimane di gestazione. Inoltre, gli orifizi nasali fetali sono aperti per consentire al liquido amniotico di accedere ai neuroni sensoriali olfattivi, che possono percepire molecole attive nell’odore dalla gestazione di 24 settimane, quindi, sebbene continuino a svilupparsi anatomicamente e funzionalmente dopo la nascita, i chemosensori fetali sono sufficientemente maturi per rilevare i sapori e gli odori nel liquido amniotico nell’ultimo trimestre di gravidanza.
L’impatto dell’esposizione al sapore fetale precedentemente è stato studiato utilizzando diverse strategie indirette, in primo luogo, prima che fosse possibile la visualizzazione ecografica, la chemiosensazione fetale e l’attività di deglutizione del liquido amniotico erano dedotte dai cambiamenti nel girovita della madre incinta, specialmente nei casi di Polidramnios (consiste nella sovrapproduzione di liquido amniotico durante la gravidanza), essendo il liquido amniotico in eccesso a causa della bassa deglutizione fetale.
Beyza Ustun ricercatrice presso il Fetal and Neonatal Research Lab, Department of Psychology, Durham University, ha dichiarato:
«Un certo numero di studi ha suggerito che i bambini possono recepire l’odore e il sapore nel grembo materno, ma i risultati si basano su analisi post-nascita mentre il nostro studio è il primo a vedere queste reazioni prima della nascita. Pensiamo che l’esposizione ripetuta ai sapori prima della nascita possa aiutare a stabilire le preferenze alimentari dopo la nascita, ciò potrebbe essere importante quando si pensa alla comunicazione di un’alimentazione sana e alla possibilità durante lo svezzamento, di evitare un comportamento eccessivamente preciso e puntiglioso, con un’attenzione quasi maniacale per i dettagli. È stato davvero sorprendente vedere la reazione dei nascituri ai sapori del cavolo o della carota durante le scansioni e condividere quei momenti con i loro genitori».
Il team di ricerca, che comprendeva anche scienziati dell’Aston University di Birmingham, nel Regno Unito, e del Centro nazionale per la ricerca scientifica Università di Borgogna, in Francia, ha scansionato le madri di età compresa tra i 18 e i 40 anni, sia alla 32a settimana sia alla 36a settimana di gravidanza per vedere le reazioni facciali dei feti ai sapori del cavolo e della carota.

Stimoli gustativi
Le partecipanti ai gruppi di carote e cavoli hanno ricevuto rispettivamente una capsula di carote o cavoli biologici. Il motivo per utilizzare una capsula era limitare il più possibile la degradazione dei sapori prima del processo digestivo di assorbimento, le capsule sono formulate per raggiungere l’intestino tenue resistendo al passaggio gastrico.
I ricercatori sono stati in grado di controllare le reazioni somministrando capsule quasi senza odore e sapore rispetto al consumo diretto di carote e cavoli. La capsula conteneva circa 400 mg di polvere di carote/cavolo, questa quantità corrisponde a circa 50 g di verdure crude (ad es. una carota media o 100 g di cavolo cappuccio tritato). Il guscio delle capsule era costituito da idrossipropilmetilcellulosa, adatta a vegani e vegetariani.
Le reazioni facciali osservate in entrambi i gruppi di sapore, rispetto ai feti in un gruppo di controllo che non erano stati esposti a nessuno dei due sapori, hanno mostrato che la sola esposizione a una piccola quantità di sapore di carota o cavolo nero era sufficiente per stimolare una reazione.
I ricercatori 20 minuti prima di ogni scansione, hanno somministrato alle madri una singola capsula contenente circa 400 mg di carota o 400 mg di polvere di cavolo nero. È stato chiesto loro di non consumare cibo o bevande aromatizzate un’ora prima della scansione.
Le madri inoltre non hanno mangiato o bevuto nulla che contenesse carote o cavoli il giorno delle loro scansioni per controllare i fattori che potrebbero influenzare le reazioni fetali.
Nadja Reissland, coautrice del laboratorio di ricerca fetale e neonatale, Dipartimento di psicologia, Università di Durham, ha supervisionato la ricerca di Beyza Ustun, ha detto:
«Precedenti ricerche condotte nel mio laboratorio hanno suggerito che le scansioni a ultrasuoni 4D sono un metodo per monitorare le reazioni fetali per capire come rispondono a comportamenti di salute materna come il fumo e la loro salute mentale tra cui stress, depressione e ansia. La nuova ricerca potrebbe avere importanti implicazioni per comprendere le prime prove delle capacità fetali di percepire e discriminare sapori e odori diversi dagli alimenti ingeriti dalle loro madri».
Benoist Schaal del Centro nazionale per la ricerca scientifica dell’Università della Borgogna, in Francia, tra gli autori dello studio, ha affermato:
«Guardando le reazioni facciali dei feti possiamo presumere che una serie di stimoli chimici passi attraverso la dieta materna nell’ambiente fetale. Ciò potrebbe avere importanti implicazioni per la nostra comprensione dello sviluppo dei nostri recettori del gusto e dell’olfatto e della relativa percezione e memoria».
I ricercatori affermano che i loro risultati potrebbero anche aiutare con le informazioni fornite alle madri sull’importanza del gusto e di una dieta sana durante la gravidanza. Ora dopo la nascita, con gli stessi bambini, hanno iniziato uno studio di controllo periodico per vedere se l’influenza dei sapori che hanno sperimentato nel grembo materno influisce sulla loro accettazione di cibi diversi.
Jackie Blissett, dell’Università di Aston, coautore della ricerca ha dichiarato:
«Si potrebbe sostenere che ripetute esposizioni agli aromi prenatali possono portare a preferenze per quei sapori sperimentati dopo la nascita. In altre parole, esporre il feto a sapori che non piacciono, come il cavolo, potrebbe significare che lo si abitua a quei sapori nell’utero. Il prossimo passo è esaminare se i bambini in grembo mostrano risposte meno negative a questi sapori nel tempo, con conseguente maggiore accettazione di quei sapori quando potranno assaggiarli per la prima volta al di fuori dell’utero».

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About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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