Il seguente articolo pubblicato sul sito The Conversation, è a firma di Lisa Sugiura, professoressa associata di criminalità informatica e genere presso l’Università di Portsmouth, e Frazer Heritage, docente di linguistica presso Manchester Metropolitan University.
La serie Netflix Adolescence ha generato discussioni sulla mascolinità, la violenza maschile e l’effetto dei contenuti della “manosfera” sui ragazzi. La manosfera è un insieme di gruppi sui diritti degli uomini e gruppi misogini interconnessi attraverso siti web, blog e forum che promuovono la mascolinità, la misoginia e l’opposizione al femminismo.
L’interesse per il programma ha portato persino a discuterne nel Parlamento del Regno Unito. Ciò che manca in queste discussioni è una riflessione su come i giochi online, e gli influencer associati ad essi, contribuiscano alla diffusione di ideologie misogine e, in ultima analisi, alla radicalizzazione dei giovani ragazzi.
Le persone in generale associano il mondo del gaming ai giovani uomini, ma le ricerche hanno dimostrato che il numero di giocatrici femminili è aumentato lentamente negli ultimi anni. Ciononostante, le stesse ricerche sostengono che i ragazzi giovani trascorrono più tempo a giocare ai videogiochi.
Esiste un’ampia quantità di ricerche che analizzano come il genere, la sessualità e le identità interconnesse vengono rappresentate nei videogiochi. Gran parte di queste evidenzia le modalità problematiche (ma complesse) con cui tali identità vengono raffigurate. Molti videogiochi si basano su rappresentazioni stereotipate del genere, in cui gli uomini “di successo” vengono descritti come forti, ricchi, aggressivi ed eterosessuali.
Le donne nel frattempo, sono rappresentate in modo altamente sessualizzato o in ruoli di supporto, questo tipo di discriminazione è presente nelle filosofie sottostanti della manosfera, ma la misoginia e la supremazia maschile sono i fattori centrali.
Gli incel, menzionati specificamente nella serie Adolescence, sono solo uno dei gruppi della manosfera, ma di gran lunga il più noto, data l’associazione tra incel misogini e violenza. Gli incel (abbreviazione di involuntarily celibate, cioè “celibi involontari”) si vedono come individui che non riescono a ottenere sesso e relazioni romantiche con le persone che desiderano. Fondamentalmente, percepiscono la loro mancanza di partner sessuali o romantici come qualcosa che va oltre il loro controllo.
Le loro ideologie includono la convinzione che le donne siano geneticamente inferiori, manipolatrici e stupide. Le donne vengono contemporaneamente umiliate per avere rapporti sessuali, mentre ci si aspetta che debbano concedere sesso agli uomini. Inoltre, gli uomini vengono valutati in base al grado in cui dimostrano la loro “virilità”.
C’è un’ossessione per i rigidi ruoli di genere, così come per le gerarchie percepite in base a razza e genere, negli spazi incel online, qualsiasi deviazione dalla rigida dicotomia di genere viene demonizzata, intrecciando misoginia, transfobia e omofobia, insieme a numerosi altri pregiudizi.
Molti di questi pregiudizi risuonano con le stesse ideologie sostenute dalla cosiddetta “alt-right”, alcune ricerche precedenti hanno identificato un collegamento tra la manosfera e l’alt-right.
L’alt-right (abbreviazione di alternative right, “destra alternativa”) è un movimento politico nato negli Stati Uniti che promuove ideologie di destra alternative rispetto al conservatorismo tradizionale. È spesso associata a posizioni anti-liberali, anti-immigrazione, anti-femministe e alla teoria del complotto del marxismo culturale.
I meccanismi esatti attraverso i quali i ragazzi impressionabili vengono “reclutati” per unirsi alle comunità incel sono in parte sconosciuti. Il modo in cui le persone entrano in queste comunità è più complesso rispetto a qualcuno che, sui social media, chieda esplicitamente di unirsi o prometta di risolvere tutti i loro problemi. Comunque, alcuni studi hanno esplorato come l’esposizione ripetuta sui social media a contenuti che perpetuano l’ideologia incel possa normalizzare tali visioni del mondo.
Le ricerche sugli incel hanno dimostrato che trascorrere lunghi periodi sui social media e sui siti di gaming espone i giovani uomini e ragazzi a contenuti incel. Troppo tempo dedicato ai videogiochi, insieme a una mancanza di vita sociale e a interazioni limitate con donne e ragazze, sono stati indicati dagli uomini come motivi per identificarsi come incel.
Giocare ai videogiochi può essere un hobby sano, e non tutti i giocatori devono essere equiparati agli incel. Infatti, molte aziende di videogiochi e comunità di gaming stanno attivamente lavorando per combattere i pregiudizi. L’interazione con i videogiochi, come qualsiasi forma di media, non implica automaticamente che qualcuno adotti le ideologie sottostanti che il media trasmette.
Il numero di rappresentazioni problematiche all’interno di media come questi crea una base, da cui le ideologie della manosfera possono risuonare, e potrebbero diventare un punto di ingresso, verso ideologie misogine più estreme. Molti incel trovano conforto, nell’evasione offerta dai videogiochi e dagli ambienti online, dove i pregiudizi hanno meno probabilità di essere messi in discussione.
Radicalizzazione tramite algoritmi
Poiché piattaforme come TikTok, X e Instagram danno priorità all’engagement e ai profitti rispetto alla qualità dei contenuti o all’uguaglianza, alla diversità e all’inclusione, gli algoritmi contribuiscono ulteriormente alla diffusione delle ideologie incel.
I contenuti misogini generano forti reazioni e discussioni controverse, che tendono ad attirare più like, condivisioni, commenti e visualizzazioni. Di conseguenza, questi contenuti hanno maggiori probabilità di essere raccomandati e diffusi dagli algoritmi, indipendentemente dai danni che possono causare.
Gli streamer di videogiochi che sostengono posizioni di destra utilizzano spesso piattaforme di streaming come Rumble e siti di social media come X per diffondere odio basato sul genere. Sebbene alcuni possano non identificarsi come incel o non esortino esplicitamente i loro follower a unirsi alle comunità incel, le loro opinioni risultano comunque allineate con le ideologie incel.
Regolarmente queste piattaforme si vantano di essere immuni alla “cancel culture”. Ciò significa che spesso permettono agli streamer di videogiochi (tra altri influencer) di diffondere visioni del mondo misogine, teorie del complotto e ideologie associate più ampiamente alla manosfera.
L’aumento dei comportamenti associati alla radicalizzazione incel non avviene in isolamento, sia gli ambienti offline, sia quelli digitali (inclusi i giochi online), che normalizzano la misoginia e i pregiudizi interconnessi, portano le società a convalidare la rabbia dei giovani ragazzi impressionabili nei confronti delle donne.
Il modo in cui questa misoginia viene convalidata è attraverso schemi ripetuti di rappresentazione e discussioni che posizionano le donne come inferiori agli uomini. Sta a noi, come società, affrontare la misoginia e i pregiudizi intersezionali ovunque li vediamo.
Come ricercatori, accogliamo con favore le nuove linee guida sull’insegnamento della misoginia nelle scuole. Comunque, è necessario un maggiore supporto da parte delle istituzioni sociali più ampie per sviluppare interventi volti a prevenire la radicalizzazione incel.
Dobbiamo approfondire i meccanismi specifici attraverso i quali giovani e persone impressionabili vengono influenzate a entrare negli spazi incel misogini, inclusi gli streamer e gli influencer con cui interagiscono. Inoltre, è fondamentale una politica governativa specifica che sia esplicitamente informata dalla ricerca sulla violenza di genere per affrontare la radicalizzazione incel come una questione legata al genere.