“Stiratura del seno” è l’usanza camerunese di “massaggiare” il petto di giovani ragazze con strumenti comuni come spatole e pestelli riscaldati. Intenzionalmente è fatta per limitare l’attività sessuale in giovane età. Lo scopo della pratica è di appiattire / diminuire la visibilità del seno di una giovane ragazza, rendendola in tal modo meno desiderabile per i potenziali predatori di sesso maschile. I genitori spesso temono che le figlie non finiranno gli studi nel caso incontrassero un uomo e restassero incinte.
La “spianatura” in casa per la maggioranza delle ragazze è compiuta da donne della famiglia o da un guaritore. La procedura inizia non appena le ragazze raggiungono la pubertà, per alcune significa già a otto anni. Le conseguenze possono essere disastrose per la salute delle vittime: cisti, cancro al seno, problemi d’allattamento, sono le condizioni mediche più comuni, per non parlare della grande varietà di conseguenze psicologiche legate alla pratica. GIZ (collabora con il governo tedesco, fornisce servizi globali di cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile), in un rapporto del 2011 riporta che in Camerun una ragazza su dieci è stata sottoposta a stiratura del seno.
Gildas Paré, fotografo francese, recentemente ha avuto la possibilità di viaggiare in Camerun per fotografare le vittime e prendere nota delle loro storie, è stato intervistato dal sito Vice per parlare del suo lavoro e di questo tradizionale atto di mutilazione.
VICE: Eri in origine un fotografo di cibo (specializzazione della fotografia commerciale, per la produzione di fotografie sul cibo per una varietà di usi, tra cui pubblicità, riviste, menu o libri di cucina). Che cosa ti ha spinto a realizzare questi ritratti?
Gildas Paré: «Volevo lavorare su qualcosa di più personale ed ero interessato a questioni inerenti alla femminilità. Sono rimasto sorpreso di scoprire che l’usanza di stiratura del seno era così scarsamente documentata. Ho scoperto dopo alcune ricerche che il giornalista Kirk Bayama, stava girando un documentario sulla questione. Ho preso contatti, dopo pochi mesi siamo andati in Camerun».
Puoi spiegare questa pratica?
«L’idea è che se il seno non cresce, gli uomini non saranno attratti. Le madri intervengono per non far rimanere incinte le figlie nella speranza di farle continuare a studiare. Se nessuno è attratto da loro, non si sposeranno presto».
Come funziona?
«Spesso inizia quando la bambina ha circa otto o nove anni. La loro famiglia la notte, a volte durante il giorno, avvolge bendaggi elastici stretti intorno al loro petto.
Un’altra tecnica è massaggiare il seno con strumenti caldi. Il presupposto è che riscaldare questi strumenti e premerli sul seno delle ragazze scioglierà il grasso, è completamente pazzo. Utilizzano una grande varietà di oggetti: pestelli, bastoni di legno, spatole, cucchiai, e pietre. La maggior parte degli oggetti appartiene alle loro madri o nonne».
Tutte le donne fotografate sono a seno nudo. E’ stato facile convincerle?
«Niente affatto, in realtà è stato davvero difficile. Durante il nostro primo incontro con l’organizzazione per i diritti delle donne “National Network of the Association of Aunties- RENATA” (è composto di donne che hanno subito la pratica, stanno cercando di fermare la stiratura del seno, richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica anche con spot radiofonici e televisivi), una delle donne ex vittima che ci ha aiutato, ci aveva detto che sarebbe stato possibile fotografare solo il loro volto o il petto, ma non entrambi. Ho detto loro che se non avessi fatto in quel modo, non sarebbe stato di alcuna utilità, una donna vestita non avrebbe lo stesso impatto. Abbiamo avuto lunghe discussioni, finalmente sono state d’accordo con me. Hanno capito quello che stavo facendo, che il mio punto di vista non era sessuale, ma una necessità di comprendere la situazione in modo chiaro».
Fin dall’inizio le volevi a seno nudo, giusto?
«Sì, sicuramente. In caso contrario, non ci sarebbe stato un confronto così diretto con il pubblico. I seni hanno un forte impatto sulle persone».
Queste donne che tipo di rapporto hanno con i loro corpi?
«Soffrono giornalmente, non possono stare in piedi portando un costume da bagno, per questo non vanno alla spiaggia. E’ duro per loro spogliarsi davanti ai loro fidanzati. Il dolore fisico potrebbe svanire ma il trauma psicologico no. La maggior parte non vuole mai più farsi toccare il seno».
Come mai il titolo del progetto è sogno di plastica?
Queste donne sono disperate per la chirurgia plastica. Vogliono guadagnare abbastanza soldi da essere in grado di permettersi le operazioni al seno. Vorrebbero essere in grado di indossare abiti carini, di uscire e mostrarlo. Ora, preferiscono nasconderlo, è veramente terribile.
Quando sono andato lì, ho avuto tante nozioni preconcette: ho pensato che avrei trovato tutte queste donne con enormi cicatrici sui loro corpi. Ma alla fine, quello che mi ha sopraffatto sono state le loro ferite psicologiche di cui abbiamo parlato in precedenza».
C’è stata una storia che ti ha più colpito?
«Ogni singola storia ha contenuto forte, anche se le loro ferite non erano visibili, era distrutte dentro. Una delle donne ha sofferto molto, ha subito la stiratura del seno con una spatola, poi con una pietra. E’ stata violentata e costretta a sposare un uomo senza il suo consenso. Ha avuto un bambino a quattordici anni.
In Camerun, se non si può allattare al seno il proprio bambino, diventa tutto difficile. Il biberon o il latte per il bambino non sono facilmente disponibili sul mercato, poiché questa ragazza non era in grado di allattare, l’hanno fatta mordere dalle formiche nel tentativo di provocare una produzione di latte. E’ una storia orribile».
Quali sono le prospettive per questo progetto?
«In questo momento, sto cercando luoghi per esporre questi ritratti. Ora sto negoziando con una galleria. Ho anche molta voglia di tornare in Camerun per scattare più foto».
Foto seni nudi e testimonianze di donne camerunensi vittime della stiratura del seno
Jeannette, 28 anni: «Avere il seno a dieci anni è stato vergognoso, mia nonna quando l’ha notato una notte mi ha fatto sdraiare su un letto di bambù accanto al fuoco. Premette su di me con una spatola di legno caldo cercando di appiattirlo. Ora non voglio che la gente tocchi il mio petto».
Carole N., 28 anni: «Ti dicono di non urlare, è per il tuo bene. Ancora non ho avuto il coraggio di parlarne con i miei figli. Tre giorni fa, mio figlio mi ha chiesto, “Mamma, perché hai il seno piccolo?”. Ho detto di non saperlo. Ho anche una figlia di sei anni. Non sono pronta a parlarne. Mi sarebbe piaciuto allattare un futuro presidente».
Carole B., 28 anni: «Quando i miei seni cominciarono a crescere, in casa iniziarono a parlarne anche i vicini, gli amici di mia madre, i nostri anziani. Tanto parlare! Io ho iniziato a vergognarmi perché la gente parlava del mio seno. La mia mamma alla fine ha deciso di fare la stiratura, mi ha detto “Devo farlo per non attirare gli uomini, sappiamo che gli uomini significa gravidanza. Dobbiamo uccidere i seni”.
Ha usato una pietra calda sulla mia tetta destra, poi sulla sinistra, poi sulla destra. E’ andata avanti per settimane. I seni sono ciò che rende una donna bella, però. Oggi, il mio seno è flaccido».
Doriane, 19 anni: «Avevo otto anni quando mia madre mi ha detto: “Hai già il seno, quando una ragazza della tua età ha il seno, gli uomini la guardano”. Non capivo perché ogni giorno, a volte tre volte il giorno, appiattiva il mio petto con una spatola calda. Mi rispondeva che era per il mio bene.
E’ stato un incubo. Più mi massaggiava più il mio seno cresceva, quando si rese conto che non funzionava, ha usato una pietra. E’ stato un inferno, sentivo il mio corpo in fiamme. Ho detto tutto a un consigliere scolastico; ho cercato di parlare con la mia mamma e farla smettere. Ero felice pensavo che fosse finita, ma lei l’ha fatto di nuovo. Ho preso la mia roba e mi sono trasferita da mia zia. A volte, cerco di capire le azioni di mia madre. Mi fa male quando mi guardo allo specchio».
Agnès, 32 anni: «I miei seni cominciarono finalmente a crescere quando avevo 18 anni, i ragazzi prima di allora non erano attratti dal mio corpo, mi sentivo male per questo. Mia nonna ha iniziato a distruggere il mio seno quando avevo dodici anni. Provavo a scappare ma lei mi prendeva. A scuola altre ragazze mi dicevano di essere massaggiate con una pietra calda. Mia nonna per un anno l’ha fatto due volte il giorno. Avere il seno è naturale, è umano, quando non l’avevo, mi sentivo come un bambino».
Cathy, 27 anni: «I pestelli mi ricordano le mie pene d’infanzia. La stessa pietra usata per schiacciare le spezie è stata usata per schiacciare la bellezza delle donne e appassire la pelle delle adolescenti. I miei seni cominciarono a crescere quando avevo dieci anni, la mia famiglia ha pensato che il massaggio era la soluzione. A sedici anni sono rimasta incinta, poi ogni volta che cercavo di allattare usciva un fluido nero. Ho difficoltà a ricordare tutto. Ho deciso di dimenticare per combattere la violenza contro le donne».
Cindy, 14 anni: «Sono passati due anni, ogni mattina, prima di andare a scuola, la mia mamma controlla se ho messo la benda. E’ umiliante, quando sarò grande, voglio essere un avvocato o suonare il pianoforte. Spero che indossare questa benda mi aiuterà a continuare la mia istruzione».
Emmanuelle, 23 anni: «Era mia madre, quindi ho dovuto obbedire quando ha iniziato a stirare i miei seni. Sentivo come se stesse pugnalando qualcosa nel mio petto. Lei è morta. Non ho mai capito se voleva aiutarmi o punire.
Mio cugino mi ha violentato quando avevo 13 anni, ho dato alla luce il suo bambino. Avevo bisogno di produrre latte, ma non avevo più seni. Abbiamo cercato di usare le formiche, quando mordono i seni, si gonfiano si suppone per incoraggiare la produzione di latte. Ho avuto tre figli e, nonostante le formiche, non sono stata in grado di allattare nessuno di loro».
Gaëlle, 26 anni: «La mia mamma di notte mi faceva indossare una fascia elastica davvero stretta intorno al mio petto. Durante il giorno, mi massaggiava con una spatola, un pestello, un bastone o una pietra. Mi faceva male, chiedevo di fermarsi, alla fine ha smesso.
Il mio seno è cresciuto velocemente, mi vergognavo, volevo nasconderlo. La gente per strada commentava ad alta voce sulle mie tette. A vent’anni il mio seno ha iniziato a curvarsi come quello di una donna di cinquanta anni. Sono riluttante a spogliarmi davanti alle persone, qualche volta resto con il seno coperto quando faccio sesso con il mio ragazzo. Ho un grande risentimento verso mia madre».
Manuella, 9 anni: «A volte, non riesco a respirare, perché la benda è stretta. Mi fa paura. La porto da un anno, è calda, sotto ho macchie ovunque. Non capisco perché la mia mamma fa questo».
Lisette, 34 anni: «Mia madre mi ha detto che i miei seni stavano per attirare gli uomini, mi ha portato da un guaritore per farmi tagliuzzare i seni con un coltello, per aspirare l’interno con un tubicino, mi ha detto, “Se non lo fai, la gente penserà che tu sia una prostituta”. Sono svenuta dal dolore. Ci sono voluti giorni per guarire. I seni sono un dono di Dio».