Disastri ambientali, idea barriere galleggianti formate con capelli umani per bloccare la marea nera nel Golfo del Messico

Human hair offers eco-friendly way to battle Gulf oil spill

An environmental group is organizing collection of human hair from salons and barber shops across the country as part of an effort to clean up the massive oil spill triggered by last month’s deadly explosion of the Deepwater Horizon rig in the Gulf of Mexico.
Matter of Trust, a California-based organization, is calling for hair donations to stuff hairmats, which will be sent to the Gulf to help clean up beaches and wetlands affected by the massive oil spill. Booms — consisting of nylons filled with hair and feathers — have been shown to safely and effectively soak up oil in past ocean spills.
The hair-as-an-oil-absorbent concept was first popularized in 1989 when Phillip McCrory, a Madison, Alabama hairdresser, experimented with human hair as an oil sponge after watching volunteers on TV attempt to clean oil from the fur of sea otters following the Exxon Valdez oil spill. He filled an old pair nylon stockings with five pounds of hair and used them to soak up a mock oil spill he created in his son’s plastic pool. After seeing the results — the water was clear within minutes — McCrory approached NASA scientists at Marshall Space Flight Center in Huntsville, Alabama. The researchers soon began experimenting with hair.
Hair and feathers were used as a low-cost oil “absorbent” during a massive spill in the Philippines in 2006. Traditionally, booms, skimmers, chemical dispersants, and biological agents are used methods to clean up ocean oil spills.
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Disastri ambientali, idea barriere galleggianti formate con capelli umani per bloccare la marea nera nel Golfo del Messico

Il gruppo ambientalista “Matter of Trust”, con  sede in California, sta organizzando una gran raccolta di capelli umani provenienti da tutto il mondo per spedirli nel Golfo del Messico per aiutare la pulizia delle spiagge e le zone di mare contaminate dal petrolio fuoriuscito dopo l’esplosione della piattaforma petrolifera Horizon Deepwater nel Golfo del Messico.
L’idea dei capelli utilizzati per assorbire il petrolio, già collaudata con successo in precedenti simili circostanze (Baia di San Francisco, per il petrolio fuoriuscito dalla petroliera Cosco Busan e nel golfo di Panayo nelle Filippine, per l’affondamento della petroliera Solar I), fu resa popolare nel 1989 dal barbiere Filippo McCrory. L’uomo dopo aver visto in TV i volontari in Alaska salvare alcune lontre con la pelliccia completamente impregnata di petrolio, riversato in mare dalla nave Exxon Valdez, pensò all’alternativa dei capelli umani come possibilità assorbente.
Iniziò a testare quanto petrolio poteva catturare con i capelli tagliati ai suoi clienti, recuperati dal pavimento della sua barberia. Riempì due calze di nylon con cinque chili di capelli, provò a recuperare il petrolio che aveva versato con una tanica nella piccola piscina di plastica del figlio. L’acqua dopo pochi minuti era diventata chiara.
Visto il risultato, McCrory, prese contatto con i ricercatori della NASA al Marshall Space Flight Center di Huntsville, in Alabama.
I ricercatori confermarono la bontà del metodo dopo un test effettuato con 40 litri d’acqua e 15 litri di petrolio (come descritto da Ned Rozell dell’Istituto di geofisica dell’Università dell’Alaska di Fairbanks).
L’esplosione della piattaforma petrolifera Horizon Deepwater con conseguente sversamento di petrolio nell’oceano (attualmente stimato in 1.000.000 litri di petrolio il giorno), rende la catastrofe nel Golfo del Messico la peggiore mai avvenuta nel corso degli ultimi trentanni.
Il petrolio ha iniziato a raggiungere le spiagge, innescando uno stato d’emergenza e preoccupazioni per le conseguenze ecologiche ed economiche nella regione, fortemente dipendente dalla pesca.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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