Denuncia Federconsumatori: In Italia le Banche hanno già aumentato lo spread

Cos'è lo SPREAD? Si tratta del ricarico che ogni banca decide di aggiungere al tasso di base quale proprio ricavo

Nella nostra lingua lo chiameremmo scarto o margine. Ma la diffusione generale del termine inglese non lascia più alcuno spazio al vocabolo italiano.
Ovunque si parla di spread (pronunciato "sprèd") e il suo significato non è da poco! Si tratta del ricarico che ogni banca decide di aggiungere al tasso di base quale proprio ricavo.
Il principio è classicamente commerciale. Il commerciante (la banca) compra il prodotto (il denaro) ad un prezzo (tasso di scambio interbancario) e lo rivende alla sua clientela ricaricato di un margine di guadagno (spread).
Negli scambi tra banche il denaro ha una sua quotazione, che in Europa viene definita Euribor. Quello è il tasso, rilevato giornalmente, a cui la banca può comprare valuta, o anche venderla se ne dispone in eccesso.
La collocazione del denaro mediante un finanziamento al cliente dovrà perciò avvenire ad un tasso un po' più alto.
Ciò consentirà di compensare le spese di gestione della struttura creditizia e della pratica nonché i rischi dell'operazione, e guadagnarci sopra qualcosa. Questo incremento è chiamato appunto "spread".
In attesa dell'aumento del costo del denaro annunciato dal presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, nella conferenza stampa di inizio marzo, che dovrebbe portare nella riunione del 7 aprile p.v. ad un incremento di 25 punti base (+0,25%) per contenere le spinte inflazionistiche per l'ascesa dei prezzi di materie prime e beni alimentari che sta erodendo il potere di acquisto delle famiglie, le banche furbette con la complicità e la collusione diretta di Bankitalia, si portano avanti imponendo spread sui mutui quasi raddoppiati, oltre ad imporre costose assicurazioni sulla vita, pena la mancata erogazione.
La denuncia giunge da Adusbef e Federconsumatori.
 Adusbef e Federconsumatori
fanno sapere che un prestito di 150mila euro per 20 anni, alla Banca Carige ha un tasso del 2.2%. Stesso incremento per Intesa San Paolo. Più bassi per la Bnl: 1,85%, mentre per Barclays, BPM e Che Banca tassi all’1.60% e infine all’1,55% per We Bank. Una variazione di qualche decimo o di qualche punto percentuale può avere effetti pesanti sulle tasche dei consumatori, considerando sia l’entità del prestito che la durata. I rincari potrebbero arrivare fino a 600 euro all’anno.
La base del tasso fisso, ricordano le assoconsumatori, è l’Eurirs, che oscilla tra il 3,65% a 10 anni; il 3,89% a 30 anni ed il 4,04% a venti anni. Nel nostro Paese, i mutui a tasso fisso variano tra il 4,50% ed il 5,75%.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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