Confermato il legame delle sostanze chimiche nell’acqua potabile e l’obesità

Philippe Grandjean ricopre il ruolo di professore ricercatore all’interno dell’Università di Rhode Island College of Pharmacy (URI); professore di medicina ambientale presso l’University of Southern Denmark. È inserito nel programma STEEP, progetto di ricerca del National Institutes of Health Superfund condotto dall’Università del Rhode Island, per aiutare il pubblico a confrontarsi con l’inquinamento di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, i cosiddetti PFAS, compresa la loro presenza nelle risorse di acqua potabile.
Le sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS), oltre 4.700 in numero, sono un gruppo di sostanze chimiche artificiali ampiamente utilizzate, nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell’ambiente. Sono note come «sostanze chimiche permanenti», in quanto sono estremamente persistenti nel nostro ambiente e organismo. Possono avere effetti negativi sulla salute come danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro.
Philippe Grandjean è a capo di uno studio che ha confermato un legame diretto tra alcune sostanze chimiche presenti nell’acqua potabile e l’obesità: in particolare, l’aumento del contenuto di PFAS nel sangue favorisce l’aumento di peso e rende più difficile mantenere un peso corporeo inferiore dopo la perdita di peso.
Philippe Grandjean da decenni studia l’impatto dei PFAS sulla salute umana in diversi Paesi e popolazioni, compresi i bambini. Ha affermato:
«Abbiamo già dimostrato che i bambini con un aumento delle concentrazioni di PFAS tendono ad aumentare di peso e a sviluppare livelli più elevati di colesterolo nel sangue. Ora per quanto riguarda l’aumento di peso, ci siamo concentrati sugli adulti che hanno partecipato a uno studio sperimentale su cinque diete diverse. I nostri risultati aumentano la preoccupazione che l’inquinamento ambientale possa influenzare il nostro metabolismo e che quindi tendiamo ad aumentare di peso».
Il team di ricercatori guidato da Philippe Grandjean per il recente studio pubblicato nella rivista Obesity, utilizzando i laboratori affiliati a STEEP, hanno analizzato le sostanze chimiche PFAS in 381 campioni di sangue che facevano già parte di uno studio clinico randomizzato della Commissione Europea in Europa, incentrato sulla pianificazione della perdita di peso per gli adulti obesi.
I partecipanti indipendentemente dalla dieta a cui erano stati assegnati, aumentavano di peso se presentavano un’elevata esposizione ai PFAS. Il PFOA una particolare sostanza chimica che si trova comunemente nell’acqua potabile contaminata, ha dimostrato, più di altri inquinanti PFAS, un legame con l’obesità. Inoltre, i partecipanti allo studio europeo con la maggior quantità di PFOA nel sangue, dopo un follow-up di un anno, sono risultati aver preso circa 3 chili in più rispetto a quelli con livelli bassi di PFOA.
Philippe Grandjean ha dichiarato:
«Il nostro studio aggiunge nuove prove che il sovrappeso non è solo una questione di mancanza di attività fisica e di abitudini alimentari malsane: i PFAS sono sempre più sospettati di essere un fattore che contribuisce. I livelli di esposizione ai PFAS nei partecipanti europei, sono del tutto paragonabili a quelli americani, quindi la mia preoccupazione è che la nostra esposizione ai PFAS ci renda difficile evitare il sovrappeso».
I risultati dello studio sono utili anche per informare il lavoro in corso del Centro di ricerca URI STEEP – Sources, Transport, Exposure & Effects of PFAS – Superfund Research Center, che impiega la ricerca, la scienza applicata, l’educazione e la formazione degli studenti e gli aspetti di sensibilizzazione per costruire la capacità della comunità di rispondere all’inquinamento da PFAS.

PFAS visti da vicino
I PFAS, una famiglia di sostanze chimiche ampia e vecchia di decenni, si infiltrano in molti ambienti umani e naturali: sono incolori, insapori e inodori e spesso vengono utilizzati per creare barriere o impedire ai liquidi di infiltrarsi. Le sostanze chimiche rivestono i cartoni della pizza e i sacchetti di popcorn per microonde, le pentole antiaderenti, gli indumenti impermeabili e impediscono alle macchie di affondare nella moquette e nei mobili.
Le “sostanze chimiche per sempre”, molto utilizzate, si sono riversate anche nell’acqua, dagli habitat marini alle risorse di acqua potabile, e STEEP si sta impegnando in modo significativo per garantire che una solida scienza informi il dialogo pubblico sul miglioramento delle protezioni per le forniture.
Rainer Lohmann, oceanografo chimico dell’URI e direttore della ricerca STEEP ha detto:
«La scienza è il principale strumento di cui dispone il governo per apportare cambiamenti che ci avvicinino alla riduzione o all’eliminazione dei PFAS dalle nostre acque, dalle nostre vite e dai nostri ambienti. I PFAS rappresentano una sfida a lungo termine, ma stiamo facendo costanti progressi».
Rainer Lohmann e Philippe Grandjean sottolineano che sempre più spesso, le discussioni sulle politiche pubbliche a livello federale e statale, si concentrano sulla determinazione di percorsi normativi e legislativi, potenzialmente per abbassare in tutto il territorio i livelli di PFAS nelle fonti di acqua potabile.
Philippe Grandjean in conclusione ha detto:
«EPA – Agenzia responsabile della protezione della salute umana e dell’ambiente degli Stati Uniti, recentemente ha proposto linee guida vincolanti per la contaminazione delle acque. Spero che la nuova normativa abbia successo, ora ho un motivo in più per sperare».

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