Bersanì “Monsieur normal”, ha detto qualcosa di sinistra (vignetta)

Bersanì “Monsieur normal” pensa alla nuova Europa, dopo diciassette anni, finalmente ha detto qualcosa di sinistra. I suoi primi vagiti, appena eletto, non lasciano dubbi: Liberté (Libertà), Égalité (Uguaglianza), Fraternité (Fratellanza).
Libertà consiste nel potere di fare ciò che non nuoce ai diritti altrui. Vivere liberi o morire. Nessuna libertà per i nemici della libertà.
Uguaglianza, ovvero la legge è uguale per tutti e le differenze per nascita o condizione sociale vengono abolite; ognuno ha il dovere di contribuire alle spese dello Stato in proporzione a quanto possiede.
Fratellanza, non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi; fate costantemente agli altri il bene che vorreste ricevere.
A proposito di François Hollande, Bersanì, oltre a dire qualcosa di sinistra, ama definirsi “Monsieur normal“, ma non deve trarre in inganno l’aspetto del provinciale da poco arrivato in città che, sempre lui, ha coltivato a lungo, anche per essere fedele all’immagine del politico di una terra con una forte impronta rurale, quale è l’Emilia-Romagna, dove ha frequentato, puntualmente, per anni, stalle e osterie (ogni riferimento a Bettola, il suo paese di nascita è conforme all’originale). Secondo una vecchia tradizione, che risale alla remota Terza repubblica, un politico di rango deve avere un ancoraggio elettorale nell’Italia profonda.
Lui, Bersanì, era stato a lungo primo segretario del partito democratico. Era un uomo politico di rilievo, e tuttavia restava un second couteau, un secondo coltello, un personaggio di seconda fila.
L’ambizioso progetto di Bersanì è di essere, nell’aspetto, nello stile e nell’azione, l’esatto contrario di Pier Luigi Bersani, quello che più della metà dell’elettorato del partito democratico ha ripudiato per il suo essere o non essere uomo di sinistra, pronto a regalare Monti alla destra o i propri voti alla vera sinistra (Vendola & C.).
Bersanì si propone di essere più accessibile, più alla mano, senza venir meno alla funzione che esige una certa solennità. Ha la stoffa, la semplicità naturale per essere meno arrogante, più rispettoso dell’equilibrio dei poteri, nei confronti del governo, del Parlamento e della magistratura. Consulterà le parti sociali, che la Fornero considerava fastidiose. Modificherà la responsabilità penale del presidente del consiglio e del capo dello Stato, diminuirà le spese presidenziali.
La prima prova che Bersanì dovrà affrontare è quella dei mercati. Il denaro non è amico della sinistra. Né lo sono in generale gli investitori. Nel 1996, quando Prodi fu nominato Presidente del Consiglio dei ministri, la borsa soffrì. I tempi sono peggiorati, ora la Borsa affonda più che mai e il potente partito comunista che Prodi fece partecipare al governo dal 1996 al 2001 e dal 2006 al 2008, è un ricordo lontano.
Bersanì (accento sulla ì) è un liberale sul terreno della morale: è per il matrimonio tra omosessuali e per l’adozione di bambini da parte di una coppia dello stesso sesso. Favorirà inoltre l’uguaglianza uomo-donna, in particolare per quel che riguarda le retribuzioni nelle aziende. Sul terreno fiscale si ripropone di portare al 75% l’imposta sui redditi superiori al milione di euro all’anno. Una decisione che riguarda pochi contribuenti e che potrebbe essere respinta dall’ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Bersanì è tutto l’opposto di Pier Luigi Bersani, il nostro è un tipo troppo gioviale, sfuggente, abile nell’intrattenere amiche e amici ma incapace di sostenere con fermezza le posizioni della vera sinistra.

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