Berlusconi, portaborse (vignetta)

Dipendenti, amici, avvocati, portaborse di Berlusconi: tutti onorevoli (suoi)

Tullia Fabiani
Tutti a corte. L’appello comincia: deputato Berruti Massimo Maria, ex consulente Fininvest? Presente. Deputato Brancher Aldo, ex collaboratore di Fedele Confalonieri e manager di Publitalia? Presente. Senatore Comincioli Romano, ex compagno di scuola di Silvio Berlusconi, suo manager e prestanome? Presente. E così via. All’appello dei cortigiani non manca proprio nessuno: consulenti, medici, avvocati, conduttrici e manager televisivi, perfino compagni di scuola. Uomini e donne approdati in Parlamento sulla scia del loro paziente, cliente, padrone, compagno di banco e di banchetti. Mentore. Perché certi legami, si sa, restano forti nel tempo e allora, quando poi si diventa famosi, personaggi pubblici, magari presidenti del Consiglio, i rapporti possono tornare smaglianti. Lucidati dalla necessità, dalla convenienza reciproca, oltre che dai sorrisi, dai favori di scambio. E dai ricordi al chiaro della luna di Arcore.
 
Quanti ricordi. Quanto tempo trascorso assieme a fare e disfare. Silvio Berlusconi e il senatore Marcello Dell’Utri ad esempio. Erano gli anni Sessanta: si conoscono all’università a Milano, subito amici e sodali uomini d’affari. Lui, giovane palermitano migrato al nord, diventa il suo segretario e col tempo guadagna la sua fiducia. Negli anni Settanta lavora a Edilnord e segue i lavori di ristrutturazione della villa di Arcore (dopo che Berlusconi l’ha acquistata ad un prezzo di favore dalla marchesina Annamaria Casati Stampa, di cui Cesare Previti era il tutore legale). Poi l’esperienza di Publitalia: vicende di false fatture e fondi neri; inchieste, condanne, patteggiamenti. Circostanze condivise, avventure che cementano rapporti.
 
Simili a quelle vissute con Massimo Maria Berruti, oggi deputato Pdl alla Camera. Trenta anni fa, circa, ufficiale della Guardia di finanza, dicono le fonti sulla sua biografia, «ebbe la ventura di interrogare un giovane Silvio Berlusconi, imprenditore emergente, a proposito della ambigua situazione proprietaria e finanziaria della sua società Edilnord». Berlusconi rispose che della Edilnord era soltanto un “semplice consulente”. Berruti, nel suo rapporto conclusivo, «prese per buona la versione di Berlusconi, permettendo così l’archiviazione dell’accertamento valutario che ipotizzava la dipendenza della Edilnord da società estere». Poi si dimise dalla Guardia di finanza e andò a lavorare per Berlusconi: consulente prima e poi avvocato Fininvest. Nel gennaio 1994, tra un’indagine, una condanna e un arresto, per favoreggiamento a Berlusconi nell’inchiesta sulle tangenti alla Guardia di finanza (condannato in primo grado, 10 mesi e in appello, 8 mesi), “l’amico” gli ha affidato l’organizzazione della campagna elettorale di Forza Italia a Sciacca e nella provincia d’Agrigento. E il premio è arrivato nel 1996 con un posto in Parlamento.
 
Anche al Senato un posto tra i banchi non poteva mancare per uno che proprio sui banchi del liceo è stato compagno di interrogazioni (ancora non parlamentari), compiti in classe e merende. Romano Comincioli, eletto per il Popolo delle libertà. Compagno di scuola e poi manager e prestanome di Berlusconi. Uomo dalle mille faccende, imputato a Roma (e poi assolto) per i suoi rapporti con Cosa nostra e la banda della Magliana. Grazie a lui la Fininvest realizzò affari con il faccendiere sardo Flavio Carboni. Relazione riconosciuta dallo stesso Berlusconi, il 27 agosto 1992, dinanzi al Pm milanese Pierluigi Dell’Osso e riportata nel libro L’orgia del potere, di Mario Guarino (Edizioni Dedalo): «Circa la mia conoscenza e i miei rapporti con il signor Carboni, afferma Berlusconi, posso dire quanto segue. Il mio gruppo ha una piccolissima attività imprenditoriale in Sardegna. Se ne occupa il mio amico Romano Cominciali. (…) È titolare di una certa società che ha ricevuto da noi i finanziamenti necessari per l’acquisto dei terreni, acquisto effettuato appunto tramite il Carboni. I terreni sono stati poi intestati a due società fiduciarie del signor Comincioli, che una volta ultimata l’operazione saranno acquisite dal Gruppo Fininvest».
 
L’affare è raccontato anche in una deposizione da Emilio Pellicani (segretario di Roberto Calvi): «Il Carboni era l’uomo che doveva cercare i terreni e Silvio Berlusconi era quello che doveva finanziare l’operazione». Comincioli «avrebbe dovuto fungere da ago della bilancia». In questo modo – riferisce ancora Pellicani – alla fine del 1980, «tra acquisti effettuati e preliminari per accaparramento, il Carboni ed il Comincioli e il Berlusconi avevano proceduto ad acquisire nelle zone Olbia Sud e Olbia Nord circa 1000 ettari di terreno» in un tratto di costa allora quasi vergine. Comincioli, accusato poi per bancarotta fraudolenta, e imputato nel processo per le false fatture di Publitalia è stato latitante per alcune settimane. Infine, cronache recenti, intercettato come mediatore tra il banchiere Gianpiero Fiorani e Berlusconi durante il tentativo di scalata ad Antonveneta. Dopo tali mirabili imprese, è finito a fare il senatore della Repubblica. Naturalmente quando Silvio è diventato il ‘capoclasse’.
 
Quanti ricordi. E quanta bella gente incontrata e reclutata in carriera, oggi compagna di Comincioli: Piero Longo, senatore, l’avvocato di Silvio Berlusconi nel processo Mills. Salvatore Sciascia, senatore, presidente della holding Italiana ‘Quattordicesima’, uno degli scrigni nei quali sono custodite le azioni della Fininvest , nonché vicepresidente della Immobiliare Idra, la società che gestisce le ville del premier. E Alfredo Messina, senatore, vicepresidente della Mediolanum. Ancora: Massimo Baldini, senatore e avvocato, uno dei legali di fiducia di Silvio. Enzo Ghigo, ex dirigente del gruppo Publitalia-Fininvest. Sempre proveniente dal gruppo, lo zoccolo duro del Pdl, è Guido Possa senatore, ingegnere meccanico nucleare, amico fraterno di Berlusconi, «assieme al quale vendeva a domicilio scope elettriche» racconta la biografia. Dal 1988 al 1995 ha lavorato presso Fininvest, prima come responsabile della segreteria di Presidenza, poi come direttore del settore sviluppo.
 
E se non fossero bastati i posti al Senato, ci stanno sempre gli scranni della Camera da riservare. Per stare tra amici e non perdersi di vista: così c’è Paolo Romani, che prima di occuparsi di politica aveva svolto il ruolo di editore di televisioni locali, TVL Radiotelevisione libera, Rete A, Telelombardia. C’è il plurinominato Gianfranco Micciché, ex dirigente di Publitalia ’80. E, per giocare comunque in casa, un altro ex dirigente, ma della Standa, Mario Valducci. Inoltre, per non farsi mancare proprio niente, un posticino anche ad Aldo Brancher, eletto in Veneto, regista dell’accordo tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi nel 2001. Ex prete paolino e manager pubblicitario. Brancher abbandonò il sacerdozio, divenne collaboratore di Fedele Confalonieri e manager di Publitalia. Nel 1993, raccontano fonti biografiche, viene arrestato da Antonio Di Pietro per tangenti (300 milioni al ministro della Sanità Francesco De Lorenzo). Condannato (in appello) a 2 anni e 8 mesi per falso in bilancio e violazione della legge sul finanziamento ai partiti. Per la sua fedeltà aziendale è stato premiato: diventa responsabile di Forza Italia nel Nord e poi, nel 2001, candidato alla Camera in Veneto.
 
Sbagliato però pensare che siano tutti raccomandati Fininvest. Ci sono anche i medici ad personam, extra azienda, come Antonio Tomassini senatore e medico personale di Berlusconi. Mogli di giornalisti Mediaset, che a dimostrazione della par condicio del Cavaliere e del suo celebrato conflitto d’interessi, lavorano in Rai; vedi la senatrice Diana De Feo, consorte di Emilio Fede, appassionata di musica, storia, cani e gatti. Grande viaggiatrice e inviato speciale del Tg1 per l’arte e la cultura. O qualche ex: Deborah Bergamini, deputato, ex assistente personale del Cavaliere, ed ex direttrice del marketing Rai (dopo alcune intercettazioni). E Mariella Bocciardo, deputata, ma soprattutto ex cognata del Cavaliere, prima moglie del fratello, Paolo Berlusconi.
 
Poi, da cultore e grande professionista dell’immagine quale è, Silvio Berlusconi poteva trascurare il dato estetico e massmediatico? Ed ecco qualche volto telegenico ad abbellire l’Aula, facce, corpi, nomi, ri-pescati dal ricco repertorio tv. Dalla campionessa di Rischiatutto, anno domini 1973, Gabriella Mondello deputato. Alle più attuali Michela Brambilla, imprenditrice e giornalista televisiva per il gruppo Fininvest negli anni Novanta; Maria Rosaria Carfagna detta Mara, deputato e ministro delle Pari opportunità, già showgirl e finalista a Miss Italia. E poi, altro nome caro a Silvio, la telegiornalista del Tg4 Gabriella Giammanco.
 
Infine, i famosi e plurinominati a prescindere: Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini, un titolo d’eccellenza su tutti: avvocati del premier.
 Fonte –  L’Unità.it Pubblicato il: 16.08.08

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