Alzheimer – Il ridotto utilizzo del computer di casa può essere indicativo di precoce declino cognitivo

Un nuovo studio evidenzia un potente strumento in grado di rilevare i segni della malattia di Alzheimer prima che i pazienti mostrino sintomi di declino cognitivo: il computer di casa.
Una prima versione online di questo documento contenente i risultati è stata pubblicata ed è in programma per la pubblicazione nella rivista Journal of Alzheimer (volume 52, numero 2).

I ricercatori dell’Oregon Health & Science University (OHSU) hanno trovato una correlazione significativa tra il frequente quotidiano uso del computer e le indicazioni di “brain imaging” (tecniche che permettono ai medici e ai ricercatori di visualizzare attività o problemi all’interno del cervello umano, senza neurochirurgia invasiva), comunemente osservati nei pazienti in stadio precoce di Alzheimer.
I ricercatori utilizzando una risonanza magnetica, hanno misurato il volume dell’ippocampo, una fondamentale regione del cervello per la funzione memoria negli adulti di età 65 anni e oltre che erano cognitivamente intatti e senza demenza.
La riduzione del volume dell’ippocampo è un segno ben noto, o biomarker della malattia di Alzheimer e l’eventuale sviluppo di demenza. Lo studio, condotto da Lisa Silbert, Professor Associato di Neurologia, con l’OHSU Layton Center for Aging & Alzheimer’s Disease, ha scoperto che un’ora aggiuntiva di utilizzo quotidiano del computer è stata associata a un .025 per cento di volume ippocampale più grande. Un volume ippocampale più piccolo è un indicatore di aumentato rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. I ricercatori continueranno a seguire questi partecipanti per vedere se il loro volume dell’ippocampo più piccolo e l’inferiore utilizzo del computer predicono il futuro declino cognitivo.
Lisa Silbert e colleghi ipotizzano che la ragione per cui i pazienti con volumi dell’ippocampo piccolo dedicano meno tempo all’utilizzo del computer di casa è che richiede l’impiego di più domini cognitivi, tra cui la funzione esecutiva, l’attenzione e la memoria.
I ricercatori per nove anni hanno seguito un gruppo di volontari a Portland grazie a un insieme di tecnologia incorporata nelle loro case, questi strumenti permettono ai ricercatori di valutare la loro mobilità, il sonno, la socializzazione, l‘uso del computer e l’assunzione di farmaci.
Lo studio in conclusione ha evidenziato che il meno uso del computer quotidiano è associato con il volume del cervello più piccolo in regioni che sono parte integrante della funzione di memoria e noti per essere coinvolti in anticipo con la patologia di Alzheimer e la conversione a demenza. Il monitoraggio continuo dell’utilizzo quotidiano del computer può rilevare i segni di neurodegenerazione nella fase preclinica della malattia di Alzheimer, in individui più anziani a rischio di demenza.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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