Studio scientifico, svelati i segreti e i pericoli di chi ingoia la spada

Un nuovo studio ha rivelato in dettaglio i rischi e i segreti professionali di chi ingoia le spade e riesce a sopravvivere.
I ricercatori hanno mandato un questionario medico ai “mangiatori di spada” sparsi nel mondo, per avere informazioni su come hanno imparato l’arte e se nel corso degli anni, hanno avuto problemi che hanno richiesto l’intervento medico.
Sono stati consultati 110 mangiatori di spada, 46 hanno risposto, autorizzando la divulgazione delle risposte.
Dai questionari è risultato che nei tre mesi precedenti sono state ingoiate collettivamente 2.000 spade.
Leggendo qualche nota:
– 25 avevano ingoiato più di una spada in una seduta;
– 5 avevano ingoiato almeno 10 spade in una seduta;
– 1 persona ha ingoiato 16 spade.
A livello medico, il problema maggiormente segnalato è stato quello del mal di gola o “gola di spada”, conosciuto nell’ambiente come una malattia tipica professionale che colpisce chi è agli inizi della carriera, quando per imparare prova a fare i numeri, oppure dopo tanti spettacoli ravvicinati con un gran numero di spade ingoiate.
Segnalati anche i dolori al torace che passano con qualche giorno di riposo, lontano dalle esibizioni.
Non solo mal di gola, il minimo che può colpire un mangiatore di spade. Nelle risposte ai quesiti, sono stati segnalati incidenti pericolosi:
– 16 emorragie intestinali;
– 1 caso di una spada che ha “spazzolato” il cuore;
– 3 interventi di chirurgia al collo: un mangiatore di spade ha avuto la faringe lacerata mentre tentava di ingoiare una sciabola curva; un altro ha subìto un taglio all’esofago con una grave emoraggia per colpa di uno spettatore che per mettere alcuni dollari nella sua cintura, durante lo spettacolo, aveva spinto sulla sua pancia provocando lo spostamento a “forbice” delle lame nel suo esofago.
L’indagine, condotta da Brian Witcombe, un radiologo del “Gloucestershire Royal NHS Foundation Trusta” del Regno Unito e da Dan Meyer, direttore esecutivo dell’associazione internazionale dei mangiatori di spade, è stato realizzata il 23 dicembre, per essere pubblicata nell’edizione 2006 del Giornale medico britannico.
Lo studio riporta come i mangiatori di spade hanno imparato il mestiere. Spesso, esercitandosi giornalmente per mesi e anni, iniziando  a mandare in gola le dita, i cucchiai, i pennelli, per passare poi ai ferri a maglia e alle spade. Tutto, con un lavoro di preparazione per imparare a allineare una spada con lo sfintere dell’esofago superiore, distendendo i muscoli della faringe e dell’esofago, solitamente fuori controllo volontario.
Spade da ingoiare, lubrificate con la saliva; un mangiatore di spade ha scritto nel questionario che preferisce usare il burro. Un altro ha scritto che ha dovuto rinunciare per un’insufficiente salivazione.
Alcuni hanno specificato di aver effettuato il difficile numero della “goccia”, quello in cui la spada cade  bruscamente giù in gola. Altri hanno affermato che durante l’esibizione, hanno invitato qualcuno del pubblico a spostare la spada.
I ricercatori a conclusione dello studio hanno sostenuto che un esperto ingoiatore di spade, concentrato e rilassato, ha basse probabilità di ferirsi con una singola spada. Il rischio diventa alto, quando pensa a fare carriera.
Per vedere alcune immagini radiografiche dei “mangiatori di spada”, clicca qui
Liberamente tradotto da Live Science

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4 thoughts on “Studio scientifico, svelati i segreti e i pericoli di chi ingoia la spada

  1. Azz, cosa leggo… proprio ora che avevo deciso di cominciare la dieta della spada consigliata da un giornale femminile…

  2. Certo quello della disoccupazione è un grande problema;non credo però che anche se ridotta alla disperazione diventerò mai una mangiatrice di spade.Lo spettacolo ha le sue esigenze ma si vive molto bene anche senza questi numeri che per la salute non sono il massimo-

    Benritornato pattinando!siamo felici che ora stia meglio!E grazie per i sempre preziosissimi contributi di approfondimento che ci regali-

    un bacione dalla “blogsitter”

    in questi giorni la proprietà è indisponibile e inserisco i loro post usando la loro password;

    ciao

    Veronica

  3. PER UN’AGRICOLTURA CONTADINA CONTRO LE PROPOSTE DELL’UE SU PAC E OCM VINO.un’agricoltura contadina, contro le proposte dell’UE su OCM Vino e PAC Manifestazione nazionale a Roma

    Per un’agricoltura contadina, contro le proposte dell’UE su OCM Vino e PAC Manifestazione nazionale a Roma

    Stiamo assistendo ad una preoccupante concentrazione di potere corporativo sopra un diritto umano basilare come l’alimentazione. Si stima che nei prossimi anni, solo 4 o 5 grandi catene di generi alimentari si aggiudicheranno la leadership globale, un potere immenso che ne fa ormai l’unica porta di accesso dei consumatori al cibo e l’unica porta di accesso dei produttori ai consumatori, con un forte impatto su tutta la catena agroalimentare. Infatti l’apparente varietà di prodotti offerti in Europa viene ottenuta con 170.000 tonnellate di aromi industriali che non hanno nessun componente nutritivo e comportano anzi rischi per la salute, d’altra parte provocano una tremenda riduzione della biodiversità su cui si basa la nostra alimentazione. Abbiamo alimenti impacchettati ad arte e per essere venduti e conservati in un paio di settimane si utilizzano recipienti che impiegano centinaia di anni per degradarsi. Il modello estensivo di produzione agroindustriale contribuisce in maniera pesante a distruggere l’equilibrio necessario per la sopravvivenza del pianeta. Il mondo rurale vero, che vive del lavoro contadino, producendo alimenti sani e nutritivi non è compatibile con un monopolio distributivo multinazionale che esige prodotti di tipo industriale, ne impone i prezzi e determina le stesse tipologie di prodotti da coltivare. Nel nostro pianeta vivono 1.300 milioni di contadini, e, nonostante il ruolo prezioso che svolgono, di questi solo il 6% gode di un benessere adeguato ai propri investimenti finanziari e umani. Anche in Italia il 10% circa delle famiglie che vivono dei frutti della terra si trova al di sotto della soglia assoluta di povertà, e il 36% vive con un reddito inferiore ai 1000 euro al mese. Continua la moria di aziende agricole come da fonti ISTAT. “L’agricoltura italiana ha visto scomparire in cinque anni circa un quinto delle proprie aziende”. Sino ad oggi le scelte politiche non hanno assolutamente privilegiato il mondo contadino. Se non ci sarà una drastica inversione di tendenza, al 2010 il bel paesaggio agrario nazionale vedrà la sopravvivenza solo della metà delle aziende che esistevano nel 2000. Invece le autorità infieriscono, quasi a voler eliminare anche il ricordo di quell’agricoltura contadina che si era andata perfezionando negli ultimi millenni ma non coincide con le esigenze della globalizzazione. La Politica Agricola Comunitaria (PAC), che rappresenta ben 85% della spesa globale dell’Unione Europea, determina da anni ormai tutta la nostra alimentazione eppure viene elaborata con le lobby, senza nessuna consultazione democratica e senza alcun rapporto con i cittadini. Ha già causato dei danni irreparabili al mondo agricolo intervenendo in maniera massiccia a favore dell’agroindustria e a discapito dell’agricoltura contadina, che riceve il colpo finale dalle ultime dichiarazioni della Commissaria Europea Marianne Fischer Boel secondo le quali molti agricoltori “avranno bisogno di un altro reddito oltre a quello agricolo” dopo il 2013. Ora la Commissione Europea, in nome della competitività, si appresta ad estirpare 400.000 Ettari di vigneti, ed a modificare l’intero sistema del settore vitivinicolo europeo. Con l’OCM vino, deregolamenta gestione, trasformazione e commercializzazione dei vigneti e del vino: – riduce il vino ad una semplice bevanda e cambia radicalmente la stessa definizione di “Vino” per rendere il prodotto europeo simile a quello dei nuovi Paesi emergenti (Usa, Australia, Cile, Argentina, ecc.) – omologa il gusto, separando totalmente il vino dal suo territorio, e, cosa ancor più grave, dalla tradizione agricola affinché i vini più “venduti” si possano produrre ovunque, a condizione di avere il giusto cocktail di sementi, fertilizzanti, pesticidi ed agenti di sapore…- liberalizza le pratiche enologiche ammettendo l’uso di trucioli o di agenti chimici di vario genere per dare il sapore del legno, ridurre l’acidità, addolcire, aumentare o diminuire la gradazione alcolica…- elimina completamente ed immediatamente gli aiuti di mercato, Alcune Regioni hanno addirittura adottato sanzioni per gli agricoltori biologici che reimpiegano i le proprie sementi anziché comprarle dai distributori riconosciuti. La pratica di reimpiego dei semi è sempre stata alla base dell’agricoltura, oggi invece esistono istituzioni che identificano, regolamentano e classificano i semi, ed è vietato usare i propri semi se non sono riconosciuti dall’istituzione, così come è vietato lo scambio di semi tra contadini… Il ministro De Castro afferma così la nuova linea politica del governo in materia agricola: “promozione e sostegno delle esportazioni sui mercati esteri, accrescere la dimensione delle imprese del settore favorendo i processi di concentrazione cooperativa e societaria e l’accorpamento fondiario…” Noi pensiamo che chi lavora la terra e produce cibo deve poter essere protagonista della filiera, in accordo con i consumatori, crediamo nella filiera corta e nell’alleanza tra lavoratori delle campagne e lavoratori delle città, nella trasparenza dei processi e del prezzo, nella fiducia reciproca che si fonda su sistemi di produzione e consumo locali, legati all’identità di un territorio. Per difendere la nostra alimentazione e la nostra cultura, il rapporto con la terra quale fondamento di una società che la rispetti, per arrestare la desertificazione dei nostri campi, per fermare l’avanzata di un’agricoltura senza agricoltori, serve un movimento cittadino e diffuso, serve una nuova consapevolezza. Quello che è in gioco è ciò che ingeriamo giorno per giorno, l’agricoltura è la prima tra le attività umane e non si può “esternalizzare” o delegare ai venditori di merendine, mentre ci concentriamo sul settore terziario. Anche le decisioni relative al settore agricolo devono essere partecipate. Sono necessari altri modelli di pensiero, d’agricoltura e di mercato. Vogliamo unirci per organizzare il rifiuto del modello neoliberista che vuole l’agricoltura industriale e monocolturale della UE da una parte e un’elitaria produzione dei cosiddetti prodotti tipici dall’altra, quali facce della stessa medaglia, Vogliamo mantenere e ridisegnare un circuito virtuoso tra qualità della produzione, qualità del prodotto e qualità delle relazioni sociali, Vogliamo un’agricoltura contadina. Manifestazione NazionaleSabato 17 Marzo ore 11.00 a Roma davanti al ParlamentoConnettivo terra TERRA, Vignaioli Critical Wine, Associazione Crocevia

  4. forse stanno meglio quelli che decidono di mangiare la spada….piuttosto che noi costretti,talvolta,ad ingoiare MERDA!!!!

    Un affettuoso saluto!!!

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