A proposito del grido d’allarme lanciato dal C.T. Conte, pallone e sudore è la chiave per vincere in Italia

Il ct non ha usato mezzi termini per tracciare lo schizzo di questo pallone nostro e l’identikit del giocatore moderno: svogliato, lontano dalla fatica e con troppi diversivi in testa. Non è solo la fotografia di un Balotelli, ormai snobbato e lasciato al destino suo («Non ho tempo per farlo crescere») al di là di comportamenti che, stavolta, non sono stati sgradevoli. Ma ce ne sono tanti altri. Alcuni giovani azzurri hanno indotto Conte a rivedere i criteri di selezione, c’è chi ha preferito sentir male e tornare a casa (leggi Verratti) o non ha dimostrato grande voglia di emergere. La sintesi è un grido d’allarme: «Non c’è più la voglia di faticare. E invece dobbiamo tornare ad apprezzare fatica e lavoro, oppure questo sarà solo l’inizio della discesa.
L’Italia fa fatica a sfornare talenti, e quelli che escono non hanno la giusta mentalità. Dobbiamo capire che viviamo un difficile ricambio generazionale e tornare ad essere umili, ad apprezzare l’importanza della fatica e del lavoro, necessari per diventare campioni.
El Shaarawy ha fatto bene, ma sono stati solo 10 minuti. Questi ragazzi devono trovare continuità. Sappiamo di dover migliorare su tutto: intensità, preparazione fisica, dimentichiamo che la fatica è bella. Manca un po’ a tutti la voglia di tornare protagonisti».
Lo sfogo di Conte il suo grido d’allarme riportato sopra (leggi la versione integrale), è incentrato sulla non idonea preparazione fisica dei calciatori che giocano nel campionato italiano. Argomento che ho trattato nel 2013 quando ho reso evidente quello che è accaduto a Zeman in quel di Trigoria. L’articolo “Pallone e sudore è la chiave per vincere in Italia” è qui.

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