Sarà un caso ma nel calcio italiano sempre più povero di campioni, in questi ultimi anni le squadre più competitive sono quelle che “corrono”, quelle che continuano a fare affidamento sulle doppie sedute, senza trascurare il fondo per la tenuta atletica.
In Italia non è un caso se a vincere sono la Juve di Conte, il Pescara di Zeman (l’anno scorso), il Sassulo di Di Francesco (quest’anno), perché hanno deciso che per ottenere risultati vincenti è determinante impostare il lavoro sul pallone e sudore.
E la Roma? Aveva affidato a Zeman un bel progetto ad ampio respiro con i giovani (il tecnico boemo per la prima volta era stato convinto a firmare per due anni), molto vicino a quello vincente del Borussia Dortmund (dal 2008 sotto la guida del tecnico Jürgen Klopp, ha vinto la Supercoppa di Germania e due titoli tedeschi consecutivi nel 2011 e 2012).
Il lavoro di Zeman purtroppo è stato interrotto dai dirigenti Baldini e Sabatini, su pressione di un gruppo di giocatori che da qualche tempo sono abituati a dettar legge, a fare poco i professionisti e molto i “mangia” allenatori (negli ultimi anni sono riusciti a divorare Spalletti, Ranieri, Luis Enrique, Montella e Zeman).
E’ evidente che se per la prossima stagione si vuole confermare Andreazzoli (subentrato a Zeman), o affidare la Roma all’ennesimo nuovo allenatore, bisogna “liberare” Trigoria da quel zoccolo duro di giocatori “spremuti”, e quelli poco inclini a svolgere il loro lavoro da veri professionisti.