La Russia aderisce all’OPEC per alzare i prezzi del petrolio a livello mondiale

I maggiori produttori di petrolio stanno cercando di far salire i prezzi del greggio a livello mondiale. Finora, incredibilmente hanno avuto successo. Recentemente il prezzo del petrolio greggio è salito a 55 dollari per barile, il livello più alto dalla metà del 2015. La ragione? La Russia e altri paesi hanno accettato di tagliare la loro produzione di petrolio come previsto da un accordo storico sottoscritto nel mese di novembre con l’OPEC Organizzazione di paesi esportatori di petrolio, comprende Arabia Saudita, Iraq e Iran.
I produttori di petrolio sia OPEC e non OPEC spera di ottenere benefici economici tagliando la produzione. La grande domanda è se riusciranno a rispettare l’accordo.
E’ prevedibile che negli Stati Uniti le aziende di “fracking” (una tecnologia per estrarre il petrolio, nota anche come fratturazione idraulica, molto discussa in tutto il mondo, comporta non a caso notevoli rischi ambientali), risponderanno all’accordo OPEC con un grande ritorno alla perforazione per far crollare nuovamente i prezzi del greggio.

Perché i paesi OPEC improvvisamente vogliono tagliare la produzione di petrolio?
In breve dalla metà del 2014, è stato pompato molto più petrolio di quanto fosse necessario, dovuto in parte al “boom fracking” negli Stati Uniti e in parte all’imprevista minor richiesta del greggio da parte della Cina.
L’OPEC mentre i prezzi scendevano non ha fatto nulla, l’Arabia Saudita membro più importante del cartello, in realtà ha pensato che sarebbe stato efficace inondare il mercato globale con greggio a buon mercato, al fine di abbassare i prezzi per mettere fuori gioco il greggio americano più costoso. I prezzi del petrolio a un certo punto sono crollati sotto i 40 dollari il barile.
I funzionari sauditi dopo due anni sono tornati a rivedere la loro strategia, l’Arabia Saudita è stata gravemente colpita dal crollo dei ricavi del petrolio e conseguente buco di bilancio, il governo per evitare la minaccia alla stabilità del regno ha dovuto bruciare più di 100 miliardi di dollari di riserve in valuta estera, tagliare i servizi sociali e gli stipendi pubblici; nel frattempo, con il crollo dei prezzi, parzialmente ha raggiunto il suo obiettivo: la produzione degli Stati Uniti dal 2015 al 2016 è scesa da 9,6 milioni di barili il giorno fino a 8,6 milioni di barili il giorno.
L’Arabia Saudita e altri paesi OPEC recentemente hanno deciso che era tempo di mettere un freno alla sovrabbondanza globale di petrolio, nel mese di novembre è stato sottoscritto un importante accordo per limitare la produzione di petrolio: scendere dagli attuali 33,7 milioni di barili il giorno a 32,5 milioni di barili il giorno.
OPEC rappresenta circa un terzo del mercato globale: Arabia Saudita, insieme a Iraq, Emirati Arabi Uniti, e il Kuwait hanno fatto tagli pari a 1,2 milioni di barili il giorno. I prezzi del petrolio dopo l’accordo sono saliti in tutto il mondo.
I membri OPEC per rendere più efficace la manovra hanno pensato di coinvolgere anche altri produttori non OPEC, in particolare la Russia invitata a tagliare 600.000 barili il giorno. I paesi non OPEC hanno deciso di fare tagli per 558.000 barili il giorno, così ripartiti: 358.000 barili da parte della Russia e 200.000 barili da parte del Kazakistan. Probabilmente hanno calcolato un maggior guadagno derivante dalla ridotta produzione di petrolio, rispetto a quello che ottenevano con la vendita a buon mercato. L’Arabia Saudita dopo l’accordo con i paesi non OPEC, ha fatto capire che in seguito ci saranno altri tagli di produzione con inevitabili ripercussioni sui prezzi del petrolio.
I paesi che esportano petrolio a breve termine beneficeranno di maggiori entrate e potranno puntellare i loro bilanci, nel frattempo i prezzi del petrolio aumenteranno in Europa e negli Stati Uniti, dove hanno già previsto un aumento di 3 dollari /gallone nel 2017.

L’accordo OPEC terrà a freno gli Stati Uniti?
Arabia Saudita, Russia, e altri paesi possono realmente mantenere l’accordo e limitare con successo la produzione globale di petrolio? Jason Bordoff, direttore e fondatore del Centro di Columbia University sulla politica energetica globale ha detto:
«In passato, i paesi OPEC e non OPEC tra di loro hanno barato sugli accordi per limitare la produzione. I membri OPEC (e paesi non OPEC come la Russia) devono affrontare un grande problema di coordinamento. Ognuno di questi produttori di petrolio potrebbe beneficiare di un aumento dei prezzi a livello mondiale, anche se l’interesse a imbrogliare è elevato. Gli esportatori di petrolio anche senza inganni, devono affrontare un altro, più grave dilemma: nel corso degli ultimi due anni, la caduta dei prezzi del petrolio ha rallentato gli investimenti negli Stati Uniti, Canada e Brasile, perché il fracking e l’estrazione del petrolio in acque profonde hanno bisogno di prezzi del greggio relativamente elevati per rendere opportuno l’investimento.
Il successo della manovra OPEC di ridurre la produzione per aumentare il costo del barile, potrebbe indurre aziende di fracking in Texas o del Nord Dakota ad avviare nuove perforazioni per produrre petrolio, a quel punto l’OPEC si troverebbe al punto di partenza, ma con perdite di quote di mercato.

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Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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