Ebola, questa è la peggiore epidemia nella storia. Ecco perché si dovrebbe essere preoccupati

La peggiore epidemia di Ebola nella storia ha messo un certo numero di paesi in Africa Occidentale in isolamento, da febbraio ha causato 700 morti e, come riportano nuove segnalazioni anche i medici, tra cui due americani, hanno contratto il virus che stanno cercando di contenere. La situazione è innegabilmente spaventosa. Ecco quello che c’è da sapere.

Che cosa è Ebola?
La malattia virale Ebola secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite è molto contagiosa, con tassi di mortalità fino al 90 per cento. I sintomi improvvisi compilati dai Centri per il Controllo delle Malattie e Prevention (CDC) includono febbre, così come dolori articolari e muscolari, vomito, diarrea e, in alcuni casi, emorragie interne ed esterne.
Il virus si diffonde attraverso il contatto con fluidi corporei di qualcuno che è stato infettato. Segnalazioni d’infezioni umane di solito emergono in aree remote che si trovano in prossimità di foreste pluviali tropicali, dove gli esseri umani possono venire a contatto con gli animali come gli scimpanzé, gorilla e antilopi. Il consumo di carne di animali selvatici è spesso un precursore di tali epidemie. L’OMS ha affermato che i pipistrelli della frutta sono probabilmente l’ospite naturale del virus.

Perché si chiama Ebola?
L’Ebola è un fiume che scorre nella parte settentrionale della Repubblica Democratica del Congo. E’ un affluente del Mongala, che a sua volta sfocia nel fiume Congo. Il nome del letale virus Ebola deriva proprio da questo fiume, dove fu identificato per la prima volta nel 1976: un villaggio vicino al fiume è stato il sito di uno dei due focolai simultanei della malattia (l’altro era in Sudan). Dei sei ceppi noti di Ebola, i cinque che sono trasmissibili agli esseri umani si trovano in Africa. Un sesto, il virus Reston, nelle Filippine ha devastato popolazioni di scimmie, ma nessun essere umano ha contratto la malattia.

Ebola può essere curata?
Non esiste un vaccino noto o cura per la malattia, ma se preso in tempo, può essere combattuto come altri virus come l’influenza. Il CDC dice che la terapia primaria è unicamente di supporto e comprende procedure invasive ridotte al minimo: bilancio degli elettroliti, poiché i pazienti sono frequentemente disidratati, ripristino dei fattori di coagulazione per arrestare il sanguinamento, mantenimento dei parametri ematici e di ossigenazione, trattamento delle complicanze infettive.
Medici Senza Frontiere (MSF), l’ONG medica con sede a Parigi, hanno detto che per la lotta contro l’insorgenza dell’epidemia, una rigorosa quarantena è stata essenziale nel trattamento dei pazienti quando i medici del gruppo hanno contribuito nel 2012 a contenere un focolaio in Uganda.
Ebola è molto contagiosa, ci sono stati incidenti in cui la malattia si è diffusa durante i funerali delle vittime. I funzionari della sanità pubblica ritengono un focolaio esaurito solo dopo 42 giorni trascorsi senza la conferma di nuovi casi, ciò porta alcuni a predire che l’attuale crisi può durare anche in autunno.

Quanto è grave l’attuale epidemia?
E’ molto grave. E’ concentrata in tre piccoli stati dell’Africa occidentale: Nuova Guinea (dove l’epidemia si è scatenata dal mese di febbraio 2014) Sierra Leone e Liberia. L’epidemia ha causato più di 670 morti e, preoccupante, anche il personale medico è stato infettato nel tentativo di fermare la sua diffusione. Un medico liberiano è morto domenica.
Ciò che è particolarmente spaventoso, però, è stata la recente morte di un uomo liberiano a Lagos sulla costiera della Nigeria, la città più popolosa dell’Africa con più di undici milioni di abitanti. L’uomo, un consulente per il governo liberiano, prima di arrivare in Nigeria aveva viaggiato in aereo dalla Liberia a un aeroporto a Lomé, capitale del Togo. L’ospedale dove è morto è sotto isolamento, l’OMS ha inviato squadre di Togo e Nigeria.

Che cosa si può fare adesso?
Coloro che hanno contratto il virus e il personale medico che li hanno trattati devono essere tenuti sotto stretta quarantena, ciò è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto nei paesi in cui le risorse sono limitate e i protocolli sanitari pubblici non sono sempre recepiti. La Liberia ha sigillato la maggior parte dei suoi valichi di frontiera (ha mantenuto aperto il principale aeroporto). La Nigeria ha messo tutti i punti d’ingresso nel paese su “allarme rosso”. La minaccia di diffusione immediata del virus oltre la regione rimane reale, le autorità devono essere vigili. Un paziente può manifestare sintomi del virus solo tre settimane dopo essere stato infettato.
La sfida è far rispettare alle popolazioni locali le disposizioni delle autorità governative e degli operatori sanitari stranieri. L’OMS ha ripetutamente messo in guardia circa i rischi posti dalla non bonifica di corpi dei defunti per le tradizionali cerimonie di sepoltura, in alcuni casi, durante l’attuale epidemia, le famiglie si sono rifiutate di consegnare i corpi ai funzionari, non solo, alcune comunità hanno organizzato posti di blocco per fermare le ambulanze e organizzato proteste fuori gli ospedali e le cliniche.

La diffusione di Ebola? Tutta colpa degli stranieri
L’isteria causata dalla diffusione di Ebola ha portato anche a innescare voci e teorie cospirative. Folle inferocite hanno accusato gli stranieri di portare il virus in mezzo a loro: nel mese di aprile, la minaccia della violenza ha costretto Medici Senza Frontiere a evacuare tutto il personale da un centro di trattamento in Guinea; in Sierra Leone (ora ha il maggior numero di casi di Ebola), migliaia hanno protestato durante il fine settimana fuori il principale impianto di trattamento Ebola del paese, nella città orientale di Kenema. L’agenzia di stampa Reuters ha scritto che la polizia ha dovuto disperdere la folla con gas lacrimogeni, un bambino di nove anni è stato ferito a una gamba da un proiettile della polizia. La manifestazione è stata innescata da una voce diffusa in un mercato, diceva che la malattia è un espediente utilizzato per giustificare “rituali cannibali” compiuti in ospedale.
La Liberia e la Sierra Leone vivono ancora con i traumi di guerre civili brutali. Susan Shepler, professore all’American University, sta conducendo ricerche sui due paesi, ha scritto che tali preoccupazioni e isteria hanno a che fare con le superstizioni locali e le carenze sistemiche nella governance:
«Gli ospedali in questa parte del mondo hanno servizi notoriamente poveri. Le famiglie abitualmente preparano i pasti per portarli in ospedale ai familiari malati, devono andare nelle farmacie locali per comprare i medicinali, compresi guanti e aghi importati dall’India o la Nigeria perché i magazzini ospedalieri abitualmente non sono forniti.
Le apprensioni della gente circa le carenze del sistema sanitario provengono dall’esperienza, non dall’ignoranza. Lo Stato in passato ha agito in modo “vampiresco”, nutrendosi della miseria dei suoi cittadini, e probabilmente continuerà a farlo».

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About Pino Silvestri

Pino Silvestri, blogger per diletto, fondatore, autore di Virtualblognews, presente su Facebook e Twitter.
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